Il sito è accessibile ad ogni browser o strumento che consenta di navigare sul web. Tuttavia, per godere della migliore esperienza di navigazione, occorre scaricare un browser più aggiornato, compatibile con gli standard web.
Non v'è concordia circa l'etimologia del nome "Montaguto". Secondo la tesi prevalente, che risponde alla logica, le caratteristiche della sommità su cui si sviluppò il borgo ne avrebbero originato il nome latino "Mons acutus" o "Montis acutis", cioè monte aguzzo. Tuttavia, vi è anche chi ritiene che il nome si ricollegherebbe al culto primordiale egizio in onore degli Dei Theut (in dialetto "Montaút") ed Ammon da parte di alcuni eremiti solitari detti "Monadi".
La prima citazione di Montaguto si ha in epoca normanna, in una scrittura dell'archivio diocesano di Bovino della prima metà del X secolo (922), con la quale venne creata la parrocchia di Montaguto ed il paese donato al Vescovo di Bovino, Giovanni V.
Durante il Medioevo, Montaguto già Tenimento della Baronia di Vico, poi diventata di Flumeri, delle Famiglie Del Balzo Orsini e Adorno, formò oggetto di donazione da parte del Re Roberto D'Angiò a sua moglie Sancha.
Nel periodo post-medioevale si ebbe il massimo sviluppo demografico di Montaguto, grazie ad un gruppo di Valdesi venuti dalla Francia, che però, la chiesa cattolica perseguitò e sterminò.
Nel 1658 il paese patì una tremenda peste che ridusse la popolazione a soli tre "fuochi" (famiglie).
Nel successivo XVIII secolo, la rinascita di Montaguto, nel frattempo martoriata anche da eventi naturali, che ne avevano fatto un ammasso di rovine, si legò al nome del Principe Luigi Pinto y Mendoza (fino a pochi anni fa, il palazzo ducale dei Pinto fiancheggiava la chiesa Parrocchiale della Madonna del Carmine, ed a detta di diversi Montagutesi incontrati, era la cosa più bella del paese ed abbattuta ingiustamente ...).
Gli ultimi signori di Montaguto furono gli Spinelli.
Montaguto ha dato i natali a Frà Guarino da Monte Acuto, consigliere di Federico II di Svevia, ad Antonio Pepe, nominato "cavaliere" da Francesco I, a Nunzio Ricci, poeta ed educatore, ad Edmondo Di Nisio patriota, ed infine, a Padre Enrico Menga, metereologo.