Il sito è accessibile ad ogni browser o strumento che consenta di navigare sul web. Tuttavia, per godere della migliore esperienza di navigazione, occorre scaricare un browser più aggiornato, compatibile con gli standard web.
Il sottosuolo di Carife è straordinariamente ricco di reperti di epoca preromana, romana e post-romana, non ancora del tutto affiorati, che ne fanno la capitale dell'archeologia irpina. Gli scavi hanno consentito di portare alla luce reperti praticamente in tutto il territorio comunale (Piano la Sala, S. Martino, Fossi delle Ceneri - in passato anche detta Terra Vecchia-, Addolorata, Oliveto, Pian dell'Occhio, Costa Romana, Aia di Cappitella, Vallone di Pale, Seriella, Cerrito, Monte Romolo), visto che l'abbondanza di sorgenti ed i buoni pascoli consentirono, sin da epoche assai remote, lo svolgimento di attività agricole e pastorali e, quindi, lo sviluppo di fiorenti civiltà.
Nel territorio di Carife, infatti, sono venute alla luce durante scavi archeologici, tracce di insediamenti preistorici del V-IV millennio A.C., e reperti preistorici neolitici risalenti al IV-III millennio A.C. (fornaci in località Aia di Cappitella).
In località Addolorata abbiamo visitato la necropoli hirpina, in cui sono state individuate oltre 20 tombe a camera (fine V - inizio III secolo A.C.). La necropoli, che si sviluppa su un pendio assai ripido, ne concentra le sepolture nella parte inferiore. Nelle tombe del VI e V secolo A.C. c'erano normalmente 5 vasi, in quelle della fine del V e del IV secolo A.C., invece, solo uno o due, tra cui una coppa in vernice nera o di bronzo sistemata ai piedi del defunto. In quattro tombe si rinvennero simboli di status sociale, quali la cremazione o le strigile, attrezzo di metallo ricurvo utilizzato per la pulizia del corpo dopo il bagno (ritrovato altresì in 2 tombe a inumazione).
In particolare, i tanti reperti archeologici rinvenuti nel territorio di Carife, afferenti al periodo che va dal VI al III secolo A.C., e l'abbondanza di materiale ritrovato di epoca romana (necropoli e tombe con ricchi corredi funerari, ville di età imperiale, lapidi, monete, fornaci per la produzione di laterizi, un tempio di età ellenistica), hanno indotto alcuni studiosi ad ipotizzare che qui sorgesse Romulea, città hirpina della Lega Sannitica, di cui parla Tito Livio nella sua opera sulla storia di Roma, distrutta dai romani durante la terza guerra sannitica (296 A.C.).
A meno di due chilometri a nord della zona di Piano della Sala, in contrada Seritella, altro ritrovamento che segnaliamo si riferisce ad una tomba sannitica alla "cappuccina", formata da grosse tegole su cui venivano messi degli embrici a coppo. Ai piedi del cadavere è stata rinvenuta una patera di bronzo mentre all'altezza del braccio sinistro un'armilla di coralli.
Tra gli altri siti, segnaliamo anche la presenza di resti di un villaggio di epoca bizantina.
Molti reperti che documentano diecimila anni di storia dell'area si potranno ammirare nel Museo Museo Archeologico della Civiltà Preromana della Baronia (Via Stefano Melina, tel. 0827-95021).
Sembra che Carife sia stata abitata dai tempi preistorici senza soluzione di continuità, anche se i primi documenti che citano il borgo risalgono al XIII secolo, in epoca sveva, quando il paese venne indicato in un atto del 1266, emesso dal Vicario di Trevico, Rainaldo, in cui Carife figura come "casale" di proprietà della diocesi di Trevico.
Nel 1269 Carife venne cinta da mura e protetto da un castello, cominciando ad assumere una sua precisa conformazione urbanistica.
Durante il Medioevo Carife seguì le sorti della Baronia di Vico. In particolare, al tempo della dominazione angioina fu feudo della famiglia de Bruveriis, durante la dominazione aragonese, nel 1507 andò ai Consalvo De Cordova.
Altri feudatari la governarono nei tempi successivi: Como, Galeota, Del Balzo, Brayda, Bongiovanni, Miroballo, Vecchione, per finire, nel 1646, ai Capobianco, di origini beneventane, che mantennero il titolo di marchesi di Carife e i diritti feudali per due secoli, fino all'abolizione dei diritti feudali.
Come tantissimi comuni irpini, anche Carife ha visto ripetutamente fortemente danneggiato il suo tessuto urbano, le belle opere architettoniche e storiche: si ricordano i terremoti devastanti del 1694, 1732, 1783 e l'ultimo, quello del 1980.