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Fontana-Sarcofago

La Fontana-Sarcofago che si trova ai piedi di Conza vecchia Ponendosi di fronte alla Colonna sormontata dalla croce, alla cui base si trova il simbolo di Conza, ai piedi della salita che conduce al Parco Archeologico, osservando sulla sinistra, si nota una stradina in discesa a margine di un fosso, dove si trova un sarcofago di pietra, che si fa risalire al IV secolo, ma di cui è ignoto l'esatto luogo di ritrovamento. Le sue dimensioni sono: lunghezza 2,05 metri, altezza 57 centimetri, larghezza 73 centimetri (alla testa) e 66 (ai piedi). Tale sarcofago venne affiancato alla fontana in modo da fungere da abbeveratoio per gli animali da soma.

Su tale sarcofago si legge una scritta in un latino alquanto impreciso, di cui, purtroppo, non sono più leggibili le prime righe:

"..................................
IN QUEM INDUXl SARCOPHAGUM
IN QUEM DUM RECEPTUS (SIC) FUERIT COR-
PUS MEUM NUNQUAM ULLO LICEAT ACCED-
ERE NEQUE APERIRE ET VEXARE OSSA MEA
NEQUE FILIUS NEQUE NEPOTES NEQUE DE AD-
FINITATE ULLUS. SI QUIS AUTEM AUSUS FUERIT
INFRINGERE VEL APERIRE INFERET POENE N0-
MINE REIPUB. C. FOLLES MILLE SANE NEVIA
PRISCA SI PERMANSERIT USQUE IN DIEM FI-
NITIONIS SUE S. RECIPIETUR IBI JUXTA MARITUM SUUM".

Nell'iscrizione, una persona ignota, che parla del suo corpo, (CORPUS MEUM) nel sarcofago (SARCOPHAGUM), dice che a nessuno dovrà essere permesso di avvicinarsi (LICEAT ACCEDERE), nè di aprirlo (APERIRE), nè di muoverne le sue ossa (VEXARE OSSA MEA), né al figlio, né ai nipoti, né ad altro parente (NEQUE FILIUS NEQUE NEPOTES NEQUE DE ADFINITATE ULLUS). Qualora qualcuno avesse osato romperlo o aprirlo (SI QUIS AUTEM AUSUS FUERIT INFRINGERE VEL APERIRE), gli sarebbe stata applicata una pena nel nome della Repubblica (conzana) (INFERET POENE N0MINE REIPUB), cioè del Municipium, pari a mille Folli (FOLLES MILLE, fatti coniare da Costantino in luogo dei Sesterzi). Solo alla sua consorte Nevia Prisca (SANE NEVIA PRISCA), in caso di sopravvivenza al marito, cioè di vedovanza (SI PERMANSERIT), sarebbe stato consentito, alla sua morte (IN DIEM FINITIONIS SUE), che il suo corpo fosse riposto nel sarcofago, accanto al marito (S. RECIPIETUR IBI JUXTA MARITUM SUUM).

L'unione dei due elementi componenti, sarcofago e blocco formante la parete della fontana con i tipici mascheroni venne realizzato su iniziativa del Sindaco Scalzullo nel 1836, come si legge dall'iscrizione riportata sull'opera.

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