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Il periodo compreso tra l'ultima parte della Seconda Guerra Mondiale e l'inizio degli anni '50 fu particolarmente tormentato per quel che attiene alla "Questione agraria". La secolare ed iniqua mal distribuzione delle terre aveva determinato una generale situazione di arretratezza e miseria dei contadini meridionali. Nell'Alta Irpinia, il problema fu particolarmente avvertito, oltre che a Lacedonia, nei paesi irpini limitrofi.
Per risolvere il problema venne emanato, il D.L. del 19 ottobre 1944, n. 279, noto come "Decreto Gullo", che prevedeva la possibilità per i contadini di ottenere in concessione terreni, sia pubblici che privati, non coltivati o insufficientemente coltivati. Il beneficio, però, era subordinato alla creazione di organizzazioni cooperative. In Irpinia, pertanto, vennero costituite diverse cooperative e leghe contadine, la maggior parte aderenti alla Federterra. A Lacedonia, in particolare, venne creata una cooperativa di oltre settecento soci.
L'applicazione della normativa prevista dal Decreto Grullo fu problematica, tanto che nonostante il trascorrere del tempo, l'opposizione dei possidenti terrieri e la mentalità conservatrice delle Pubbliche Autorità, finirono per impedire che gli scopi che il Decreto Gullo si prefiggeva (in sintesi, migliore distribuzione delle terre al fine di assicurare un miglioramento della produzione agricola nazionale), venissero realizzati.
La situazione divenne incandescente e l'ordine pubblico sfuggì dal controllo delle Pubbliche Autorità: i contadini esasperati, non vedendo soddisfatte le loro richieste, si diedero all'occupazione delle terre, non solo incolte, mal coltivate o nient'affatto curate, ma talvolta persino coltivate.
Tra l'agosto ed il settembre 1946, il governo, emendò il Decreto Gullo e inviò ai Prefetti varie circolari esplicative, al fine di celerizzare l'espletamento delle domande presentate dai contadini, che dovevano essere soddisfatte entro venti giorni dalla richiesta (Circolare Scelba). Inoltre, venivano poste le basi per assicurare la realizzazione delle finalità degli interventi legislativi, assicurando che i contadini venissero forniti del danaro necessario all'acquisto di macchine ed attrezzi con cui lavorare i fondi.
La causa dei contadini Lacedonesi venne sostenuta dall'Avvocato Nicola Vella, allora Sindaco di Lacedonia, il quale rimarcò la necessità del miglioramento delle condizioni di vita dei contadini, allora assai grame, e l'opportunità di far acquisire la proprietà fondiaria a coloro che coltivavano i terreni. Lucidamente il Vella sottolineò come se l'Alta Irpinia, non si caratterizzasse per la presenza di latifondi propriamente detti, presentava tuttavia numerosi 'fondi lati", cioè, proprietà terriere vaste oltre 70-100 ettari.
Nel frattempo, Lacedonia venne stretta in "stato d'assedio", dato che le forze dell'ordine erano dappertutto. I Carabinieri trassero in arresto diverse persone, per aver queste perpetrato il reato di "invasione di terreno", "concorso in invasione di terreno", "istigazione a delinquere ed invasione di terreni", denunziando, inoltre, a piede libero, in quanto latitanti, altri contadini. I vari procedimenti penali si conclusero con provvedimenti di condanna, visto che i tribunali non accolsero la tesi dei difensori, che l'occupazione dei terreni fosse stata meramente "simbolica", mirando solo a sollevare la "questione agraria" e celerizzare il frazionamento dei vasti appezzamenti di terreno. Tuttavia, successivamente, nel novembre 1954, sopraggiunse un provvedimento generale di clemenza, l'amnistia.
Alle occupazioni successero i dibattiti, che spinsero il Governo De Gasperi ad emanare la "Riforma agraria", per porre fine al latifondo. Ciò avvenne con l'emanazione di tre distinti provvedimenti legislativi, seguiti dalla richiesta di comprendere l'Alta Irpinia nelle aree di applicazione della riforma agraria approvata dal Parlamento.
In Irpinia, il dibattito sul tema della riforma agraria fu assai vivace: