Lacedonia
Sopra un'alta collina, i cui tre versanti più ripidi sono denominati le "Rupi", in bella posizione panoramica, da cui si ammira un vastissimo paesaggio interrotto solo dal Monte San Mauro (669 metri s.l.m.) e dal Monte Arcangelo (865 metri s.l.m.), Lacedonia è un paese di antiche tradizioni agricole, che grazie alle abbondanti acque dei fiumi e torrenti circostanti, dispone di campi estesissimi da cui si ricavano in abbondanza cereali, prodotti ortofrutticoli ed uva. L'economia locale trae reddito anche dall'allevamento e prodotti derivati (lana e latticini), nonchè dalla produzione artigianale di merletti e ricami. Il verde paesaggio è caratterizzato dalla presenza di piccole masserie e frazioni isolate. Come tanti Comuni irpini limitrofi, Lacedonia ha patito il dramma dello spopolamento e dell'emigrazione, che ha letteralmente dissanguato, "spolpato" il paese, tanto che oggi gli abitanti sono meno della metà dei residenti di mezzo secolo fa. I nuclei più consistenti di Lacedonesi si trovano, in Italia, a Torino, in Lombardia ed in Toscana, all'estero, in Svizzera e Germania. Nel territorio di Lacedonia rientra la porzione settentrionale del lago San Pietro, un bacino artificiale alimentato dalle acque del torrente Osento. All'ingresso del paese, colpiscono le piccole case antisismiche, risalenti al terremoto del 1930, ancora al loro posto, sia pure, si spera, disabitate. Tra i prodotti tipici, molto apprezzati e saporiti sono gli asparagi, che si ricavano in gran quantità dal sottobosco in Contrada Forna. Nel periodo natalizio, tanti erano i dolci che si preparavano, ed in parte, lo sono ancora oggi: sfogliatelle (ripiene di marmellata di amarena o ricotta), sfringi e strufoli, pettole (pasta lievitata e fritta, coperta da zucchero o miele), cauzuncielli (sfoglie di farina cotte al forno ripiene di pasta di castagne e di cioccolata).
Dati essenziali: con una superficie di 81,57 kmq, a 79 chilometri da Avellino ed a 736 metri d'altezza, Lacedonia ospita circa 3000 Lacedonesi, con una tendenza demografica negativa che le ha fatto perdere nell'ultimo decennio il 5% della popolazione, portandola molto al di sotto del dato statistico di fine XIX secolo (5802 abitanti), e tremendamente al di sotto dei residenti nel 1947 (più di 7000 abitanti), per poi degradare gradualmente (6000 verso il 1960). Il Santo Patrono è San Nicola di Bari, festeggiato il 6 dicembre. Compatrono è San Filippo Neri, che si celebra il 26 maggio. Altri eventi sono il Falò di San Giuseppe (19 marzo), la Festa della Madonna delle Grazie, che si tiene la prima domenica di maggio (La statua della Madonna delle Grazie viene portata in processione fino a Lacedonia ad aprile, il Lunedì in Albis, dove viene esposta all'adorazione dei fedeli per circa un mese nella Cattedrale. Successivamente, la prima domenica di maggio, la statua fa il viaggio inverso, sempre prendendo le mosse dalla Cattedrale, intorno alle sette del mattino, per raggiungere il Santuario verso le 10, dove viene ricollocata al suo posto, dopo che siano stati sparati i classici fuochi d'artificio), e la Festa della Trinità (prima domenica di giugno), la festa di S. Maria della Consolazione (2 luglio). II mercato si svolge ogni lunedi, mentre la tradizionale Fiera delle merci e del bestiame si tiene il 20 settembre. Lacedonia si raggiunge percorrendo l'Austostrada A16 Napoli-Bari, uscendo al casello di Lacedonia (inaugurato il 22 dicembre 1970) ed imboccando la strada che porta al paese dopo otto chilometri. In alternativa, è possibile utilizzare la strada ferrata, lungo la linea Avellino-Rocchetta S. Antonio, anche se la stazione più prossima è leggermente distante dal paese.
Lacedonia, trovandosi in favorevole posizione naturalistica ed ambientalistica, offre al visitatore la possibilità di effettuare piacevoli, rilassanti ed ossigentanti passeggiate a contatto con la natura ancora incontaminata, con la possibilità di ammirare diversi corsi d'acqua (torrenti Osento, Vallone Isca, fiume Ofanto, torrente Calaggio) e persino un bacino lacustre artificiale (Lago di San Pietro), creato edificando la diga "S. Pietro" o dell'Aquila Verde. Le potenzialità turistiche dell'area non sono da sottovalutare e già numerosi sono i pescatori che si cimentano nella loro pratica sportiva preferita, lungo i corsi d'acqua locali. Si segnalano numerosi boschi, a partire da quello in località Origlio (con due esemplari secolari di cerro, di cui uno è noto come "Cerro del tesoro") con sorgenti d'acqua minerale, il bosco in località San Ciro (1000 ettari), con piante di roverella e cerro, il bosco in località Forna (90 ettari), con piante di cipresso, pino, orniello e cerro, ed i boschi nelle località Salaco, Pastena, Roveto, Caselle, Isca, Serre e S. Zita. In località "Capi dell'acqua" c'è una sorgente di acqua ferrosa. Relativamente alla fauna, oltre alla volpe ed al cinghiale, si segnala la presenza di poiana, nibbio, albanella, quaglia, falco pellegrino, caprimulgo, tritone e salamadra.
La nostra visita guidata, partendo dalla storia di Lacedonia, sintetizzando persino lo stato del paese al 1674, secondo quanto risulta dalla Relazione Ardoini, mostra il castello e le antiche Porte. Molta attenzione viene data all'edilizia religiosa, caratterizzata dalla Cattedrale, dalla chiesa di Santa Maria della Cancellata, dalla chiesa di Santa Maria della Consolazione, dalla chiesa della Santissima Trinità, dalla chiesa di San Filippo Neri, dal Santuario della Madonna Grazie, dalle altre chiese, dal palazzo Vescovile, dal Museo Diocesano con annessa Biblioteca, dal Pozzo di S. Gerardo. Tra gli altri monumenti ricordiamo la croce voluta dal Vescovo Marco Pedoca nel XVI secolo e la Fontana S. Maria della Consolazione. Completano il quadro, gli edifici signorili, il Casone Montevaccaro, la Valle dell'Osento, la Questione agraria, molto sentita nell'immediato Secondo Dopoguerra dai contadini lacedonesi, la galleria di immagini 1 e la galleria di immagini 2.