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Zeza

Macchietta carnevalesca, con canti accompagnati da strumenti vari, che nacque nelle strade e piazze di Napoli nella metà del XVII secolo, da cui si propagò nelle varie aree del Regno, assumendo connotazioni differenti. Le parti venivano svolte solo da uomini, anche quelle che avevano come protagonista esponenti del "gentil sesso", visto che le donne non potevano mostrarsi in manifestazioni pubbliche.

Tale rappresentazione pubblica venne vietata nella metà del XIX secolo, per le esplicite ed eccessive (per quei tempi) allusioni e il parlato eccessivamente volgare (che oggi, dato lo scadimento della lingua, non susciterebbe fastidio alcuno!!!).

I rigori legali, favorirono lo sviluppo della Zeza nelle zone interne, la cui tradizione venne tramandata a memoria di generazione in generazione. Altrove, causa la sua sparizione per le strade, la Zeza si trasformò in spettacolo teatrale.

La Zeza vuole rappresentare il conflitto familiare tra giovani ed anziani e tra marito e moglie, mostrando la ribellione al potere sia dei genitori che del marito, sottolineando, anche volgarmente, tante ipocrisie della vita di coppia. Essa si conclude, però, con un lieto fine, per sdrammatizzare, ma al tempo stesso, quasi per far accettare, elementi di anarchia e anticonformismo.

Tale rappresentazione si incentra sul matrimonio tra "Don Nicola", studente universitario e "Vicenzella", che però non sono gradite dal padre della pulzella, "Pulcinella napoletano", che diventa "Granturco" nella Zeza mercoglianese, il quale teme che la moglie lo tradisca. La moglie, "Zeza" (diminutivo di Lucrezia), al contrario, vuole che la figlia si goda la vita.

La Zeza di Mercogliano contempla un tipico ballo, noto come "Intrezzata" o "Intreccio", che prevede la partecipazione di cacciatori e pacchiane, talvolta in gran numero, che svolgono diverse figure, quali cupole, gallerie e via discorrendo. Tale rappresentazione colpì talmente il regista Pier Paolo Pasolini, che dopo avervi assistito nel 1971, la fece conoscere a tutto il mondo inserendola come colonna sonora nel lungometraggio "Il Decamerone".

Col passare degli anni i personaggi che animano la Zeza sono aumentati, e sono diventati peculiari della zona dove essa viene rappresentata. Simpatica fu verso la fine degli anni '40 l'uso della questua, introducendo il "Giardiniere", che tramite una prolunga detta "scaletta", poteva raccogliere le offerte provenienti dai piani alti delle abitazioni, per coprire i sempre maggiori costi della Zeza.

Non solo vi è continuità di realizzazione annua per la Zeza di Mercogliano, salvo eccezioni, ma addirittura nel 1958, si celebrarono due Zeze, quella di Capocastello e quella del Casale, due contrade da sempre rivali.

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