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A circa 15 km da Montecalvo Irpino, in prossimità del confine tra Irpinia e Sannio, giace un piccolo lago vulcanico, chiamato Bolle della Malvizza, che si raggiunge lasciando la SS, con una piccola deviazione su una stradina non asfaltata (e fangosa in caso di pioggia).
In merito all'etimologia della parola "Malvizza", si contrappongono due tesi: secondo la prima, l'origine del vocabolo deriverebbe da "Mala vizza", cioè, uccello del malaugurio, secondo la seconda, da "Mala silva", cioè selva pericolosa. Entrambi gli etimi sottolineano un elemento di negatività.
Suggestonati dalle leggende, gli antichi narravano che qui vivesse un cattivo taverniere che uccideva i viaggiatori della Via Traianea, depredandoli dei loro beni.
La leggenda narra che gli Dei, adirati per le mostruosità di cui si era macchiato il taverniere, lo fecero sprofondare, unitamente alla sua servitù, in una voragine, dove oggi sorgono le Bolle della Malvizza. Ogni 15 agosto il taverniere farebbe udire i suoi lamenti.
Le Bolle sono delle emissioni gassose che attraversano un lago sotterraneo e raggiungono la superficie fuoriscendo dalle sommità fangose piene d'acqua ritratte dall'immagine, gorgogliando (purtroppo la foto non mostra questo effetto). I crateri attivi da cui fuoriescono le bolle sono detti "Mofete" o "Mefite". Le esalazioni mefitiche, al momento dello scatto della foto non erano particolarmente forti, altrimenti prudenza avrebbe suggerito di non avvicinarsi, onde evitare il rischio di morire soffocati.
La ricchezza d'acqua nella zona delle Bolle della Malvizza è confermata non solo da vari affioramenti nell'area e dalla fangosità del terreno circostante, ma anche da questo pozzo di pietra pieno d'acqua.
Inoltre, ci è stato riferito che il sottosuolo celerebbe anche esigue quantità di petrolio, ma insufficienti per giustificare un economico sfruttamento.