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Storia

Nel 1967, durante i lavori di costruzione della strada Monteleone-Zungoli, in località Valle delle Noci, venne alla luce una necropoli risalente, stando al parere di alcuni esperti, all'anno 1000 o ad un periodo anteriore. Si rinvennero scheletri, allineati in cunicoli di pietra scalpellata, armi antiche, due spade, un pugnale ed alcuni vasetti di terracotta.

Tutto ciò, rappresentava la conferma di quanto risultava da un documento, datato 1024, che gli imperatori d'oriente, che cercavano di imporre il dominio bizantino nell'Italia meridionale, indirizzarono ai conti di Ariano. In tale atto, veniva descritto il territorio di Troia, delimitandolo fino a S. Eleuterio, che oggi ricade in Ariano, di cui Monteleone allora faceva parte, quale frazione.

Nel documento si faceva riferimento a "Valle delle Noci" e "Valle delle Vergini", per cui, doveva ivi esistere una qualche forma di addensamento abitativo, anche se assai limitato.

Altri stanziamenti dovevano esitere nella contrada "Casalini", dove pure vennero ritrovati a seguito di scavi, anche superficiali, scheletri ed oggetti vari, ed in contrada "Frate Pasquale", dove un tempo sorgeva un convento tenuto dai Pasqualotti, dove vennero rinvenuti ruderi di costruzioni.

Nell'XI secolo, l'incalzare dei Normanni, spinse i pastori sulle alture di Monteleone, per sfuggire alle devastazioni degli invasori venuti dal nord della Francia: distruzione dei campi, taglio degli alberi, incendio dei casali. Altro fattore motivante l'abbandono dei vecchi siti potrebbe essere stato il susseguirsi di terremoti.

L'attuale configurazione urbanistica, nei tratti principali, cominciò a delinearsi tra i secoli XIII e XIV. Venne edificato il castello (oggi palazzo Trombetti) ed accanto la chiesa. Nel 1412 per privilegio concesso da Ladislao alla città di Ariano, fu elevata a dignità parrocchiale la chiesa di S. Giovanni Battista. Vennero erette le mura difensive e costruite due porte di ingresso: Porta Morgione ad occidente e Porta Liotta ad oriente.

Nonostante facesse parte del feudo di Ariano, Monteleone cercava di affermare interessi propri disgiunti, se non in contrasto con quelli di Ariano: già dal XIV secolo, il paese cercò di affrancarsi, cercando di costituire un suo patrimonio demaniale. Infatti, il Vitale, ricordò il giudizio promosso dagli abitanti di Ariano contro quelli di Monteleone che avevano chiuso abusivamente i territori agli usi civici quivi esercitati dalla popolazione arianese. Al tramonto della dinastia degli Angioini, sotto il regno di Giovanna II, sorella di Ladislao, deceduto nel 1414, l'Università di Monteleone era riuscito ad acquisire diritti che in precedenza non possedeva, disponendo di un demanio considerevole.

Sotto gli Aragonesi, invece, nel 1442, Alfonso d'Aragona, pretese che i baroni giurassero fedeltà a Ferdinando, suo figlio naturale: come ricompensa confermò loro benefici ai danni delle Università, delle Ville e dei Casali, che furono quasi tutti "infeudati". Nel Principato Ultra, di cui faceva parte Monteleone, solo 23 camere rimasero riservate.

Sotto la signoria dei Guevara sorse una disputa tra il feudatario da un lato e Monteleone ed Ariano dall'altro, che portò al riconoscimento a favore del paese dei diritti sui demani di Boscoselvamala, Ferrara e Greci, sulla base di un atto stipulato dal notaio Caino nel 1466 (di cui resta oggi una copia di una copia presso l'Archivio di Stato di Avellino).

Ferdinando II, detto Fernandino, per coprire spese di guerra, nel 1495, alienò le terre di Monteleone e Ginestra, per 300 ducati d'oro, a Martino Marziale, che però morì dopo soli tre anni, senza eredi, facendo tornare le terre alla corona, ma con una grande differenza: in tutti gli atti precedenti, Monteleone era unita ad Ariano, mentre l'ultimo atto di vendita l'aveva vista oggetto di vendita separata. La tanto a lungo auspicata autonomia venne celebrata, negli anni seguenti, con la costruzione della croce.

Ma l'autonomia, in un momento di difficoltà economica, ebbe un ulteriore grave prezzo: il pagamento di notevoli tributi al feudatario (che inclusero anche i lavori di costruzione ed edificazione della residenza nobiliare tra il 1495 ed il 1498) ed i fondi che il comune doveva al re. I Monteleonesi, perciò, nonostante, in passato avessero desiderato e lottato per la separazione da Ariano, furono costretti a richiedere al re che Monteleone fosse venduta "una col feudo di Ariano" ad uno stesso Signore, richiesta appoggiata anche dagli Arianesi, a condizione che mai più in futuro Monteleone avrebbe richiesto la scissione. Va notato, tuttavia, che nonostante la ricostituzione del feudo, l'Università di Monteleone continuò ad esercitare i suoi diritti, visto che la riunificazione era giustificata solo da motivi fiscali.

Tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo vi fu il passaggio di Monteleone, Ariano e altri centri limitrofi da Alberico Carafa, che aveva parteggiato per gli spagnoli sconfitti, a Pietro de Rohan, generale francese, a cui il re di Francia Luigi XII conferì il titolo di marchese.

Intorno al castello si addensò il nucleo abitativo tra il XV ed il XVI secolo. Un documento del 1535, ritrovato dal Cortese presso l'archivio generale di Simmancos in Spagna, riporta che Monteleone era situato su di un colle, aveva buone mura ed un palazzo del barone detto "Al Castillo".

Cesare Gonzaga vendette il feudo comprendente Monteleone, Ariano e centri limitrofi a Fabrizio Carafa nel 1562, riservandosi il diritto di ricompera (che non venne esercitato nè personalmente, nè dagli eredi). Si trattò di un periodo "buio", durante il quale vi furono pestilenze, terremoti e persecuzioni religiose, queste ultime dovute all'arrivo di Valdesi, già soldati delle truppe savoiarde. Alcuni Monteleonesi vennero processati innanzi al vescovo di Bovino, ufficiale dell'Inquisizione, ma si salvarono, beneficiando dell'amnistia, in quanto fecero "larga ammenda dell'errore in cui erano caduti".

Il 30 maggio del 1578, Antonio I Guevara acquistò il feudo in cui era ricompreso Monteleone per 15500 ducati, coll'assenso del Vicerè Lopez Hurtado de Mendoza.

L'8 aprile del 1596 Antonio II Guevara, vendette Monteleone a Geronimo Brancia per 2500 ducati, coll'assenso del Vicerè Conte Olivares. Si trattò della seconda volta in cui il paese veniva scisso da Ariano.

Morto l'ultimo feudatario citato, Monteleone passò al fratello Filippo Brancia (1601). Successivamente, vi furono vendite a favore di Giovan Battista Capece Galeota I (1613), al figlio di questi Pier Giovanni (1635), al figlio del secondo, Giovanattista II (1644), a Diana Capece (1668), sorella di Giovanbattista II, a Geronimo Maria Platti (1669), figlio di Diana Capece, a Ludovico Platti (1719), a Marianna Platti (1740), i cui figli vendettero Monteleone a Fabio Mario Figlioli (1793).

Tra il XVII ed il XVIII secolo Monteleone assunse l'attuale configurazione urbanistica. Nel 1800 venne innalzata una croce in pietra nei pressi dell'ex palazzo baronale, palazzo Trombetti (l'attuale ubicazione è leggeremente spostata rispetto all'originaria).

Con l'abolizione dei diritti feudali (1806), la chiesa ed il barone persero il privilegio di esigere, rispettivamente, la "vigesima" (il ventesimo del prodotto su tutti i terreni coltivati) e la decima. Al contrario, l'Università vide accresciuto il demanio e le sue ricchezze, ciò spiega anche l'edificazione di tanti nuovi edifici e l'inaugurazione della Pubblica scuola di Monteleone.

Patrioti Monteleonesi presero parte ai moti patrioti del 1820-21 seguendo i sottotenenti Morelli e Silvati o Guglielmo Pepe.

Monteleone ha patito la piaga del brigantaggio, visto che le bande armate, formate da circa 200 malfattori, imperversarono nell'area compresa tra la Baronia ed il Vallo di Bovino.

Circa la questione etimologica, diverse sono le tesi. Assai improbabile ci sembra la tradizione locale, secondo cui "Monteleone" deriverebbe da monti ricoperti di vegetazione ed abitati da leoni. Più attendibile è la versione secondo cui la denominazione sarebbe un atto di omaggio ai regnanti, il cui stemma si fregiava della figura di un leone (tesi avvalorata dal fatto che tanti altri comuni meridionali si chiamano o chiamavano allo stesso modo, senza essere sui monti, come ad esempio, Vibo Valentia, un tempo Monteleone calabro, o un altro comune nel beneventano, oggi scomparso). Ragionevole, sembra perciò, un orientamento di "fusione" delle due concezioni, secondo cui lo stemma di Monteleone contiene tre monti sovrastati da un leone, in quanto il leone sarebbe un omaggio alla dinastia normanna, mentre i tre monti rappresenterebbero le tre alture di Boscoselvamala, Montagna e, quella su cui sorse il paese, Grossateglia.

I dati relativi alla consistenza numerica della popolazione, fino al 1532 si fondano su notizie scarse e contraddittorie. I dati relativi ai periodi successivi vennero raccolti ed elaborati da da Mons. Rocco Paglia, autore di "LA MIA TERRA, storia di Monteleone", di cui sintetizziamo i dati salienti.

La popolazione del periodo 1532-1669 venne desunta dalla tassazione dei "fuochi" (gruppi familiari): nel 1532 gli abitanti dovevano essere 1337, saliti a 1603 nel 1545 e ridotti sistematicamente nei decenni seguenti, fino ai soli 658 nel 1669. L'iniziale aumento della popolazione scaturì con molta probabilità da movimenti migratori da altre zone dell'Irpinia e, particolarmente, da Ariano, da cui provennero operai che, venuti temporaneamente per ragioni di lavoro, si sistemarono poi definitivamente a Monteleone. La forte contrazione della seconda parte di questo periodo fu dovuta al susseguirsi di diversi eventi negativi, quali pestilenze (1561 e 1659), carestie, terremoti (gravissimi quelli del 1559 e 1560 tra il nono ed il decimo grado della scala mercalli) e persecuzioni religiose.

La popolazione del periodo 1778-1848 venne desunta dai calcoli dei parroci e dei sindaci. Si tratta di stime più attendibili, che si rifanno ai censimenti del 1788, 1824 e 1848. In questo secondo periodo, si ebbe una buona crescita della popolazione derivante dal miglioramento delle condizioni economiche durante la dominazione borbonica. Due epidemie di colera, nel 1837 e nel 1855 impedirono che la popolazione raddoppiasse.

La popolazione del periodo 1861-1951 venne desunta dai censimenti ufficiali: in principio, il colera del 1859 comportò come conseguenza una contrazione della popolazione. Negli anni successivi, si registrò un lieve ma costante incremento della popolazione, da 3247 abitanti del 1861 ai 4979 del 1951, salvo una ovvia contrazione tra il 1901 ed il 1921.

A partire dal 1951, Monteleone come tantissimi altri comuni irpini, cominciò a spopolarsi a causa sia dell'emigrazione massiccia dei Monteleonesi verso le altre regioni italiane e verso l'estero, sia Europa (Germania, Svizzera, Inghilterra), America (USA, Canada, Argentina e Brasile), Australia, che del crollo demografico.

Se il secondo fenomeno, quello attinenente alla natalità è per Monteleone un fatto recente, l'emigrazione ha sempre caratterizzato la sua storia. Infatti, esodi numerosi si cominciarono a registrare sin dal XIX secolo e divennero massicci nel primo decennio del XX secolo. Soltanto durante il Primo Conflitto Mondiale tale esodò si arrestò temporaneamente, per divenire drammatico a partire dal 1951, tanto da causare una vera e propria emorraggia che sta seriamente ponendo a rischio il futuro del paese.

Dal 1929 Monteleone non fa più parte della Provincia di Avellino, essendo passato nella Provincia di Foggia.

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