Il sito è accessibile ad ogni browser o strumento che consenta di navigare sul web. Tuttavia, per godere della migliore esperienza di navigazione, occorre scaricare un browser più aggiornato, compatibile con gli standard web.
Francisco (Francesco) De Ponte, accurato nelle sue ricerche e colto, scrisse "Offitium: Vita et Miraculi Beati Amati Epscopi Civitatis Nusci", dedicato alla vita ed alle opere di Sant'Amato.
Il manoscritto originale, formato da diciannove pergamene, sebbene scritto nel 1461, venne pubblicato a Napoli soltanto nel 1543 "In officina Joannis Sultzbachii, per Jacobum de Crapellis et Matheum de Ascoli Civitate Nusci", cioè presso la Tipografia Giovanni Sultzbach, per iniziativa di due Nuscani, Giacomo Craparello e Matteo de Ascoli. Il lavoro gli venne commissionato dal Conte Giancola (o Giovan Nicola) de Gianvilla (1425-1471).
Il De Ponte con molta probabilità non era di Nusco, ma a Nusco svolse i suoi uffici sacerdotali, quale Canonico del Capitolo della Cattedrale durante il XV secolo.
Il motivo per cui fu redatto il manoscritto non fu letterario o storico, ma religioso, dovendo servire a fini liturgici durante solenni celebrazioni, particolarmente durante l'Ottava, tanto che nel titolo si legge "Octavae Indictionis". Infatti, il lavoro è composto da otto paragrafi, in base alle lezioni che venivano lette durante ciascuno degli otto giorni di celebrazioni. Quanto detto spiega anche perchè denominazioni alternative per l'Offitium erano quelle di "Ottavario", "Lezionario" o "Legenda".
E' logico e verosimile supporre che per la predisposizione del testo, il De Ponte si fosse avvalso, oltre che della tradizione orale, di qualche testo preesistente, presumibilmente religioso.
Secondo lo storico nuscano vivente Gennaro Passaro, il nuovo testo era probabilmente destinato a sostituirne uno precedente, "non piú soddisfacente e adeguato ai tempi".
L'Offitium venne utilizzato quale nelle Feste di Sant'Amato fino alla seconda metà del XVIII secolo. Nonostante tale importanza, sia per la tiratura limitata che per il logorio delle poche copie disponibili, finì per non essere più materialmente reperibile sin dall'inizio del XVIII secolo. Il Vescovo di Nusco, Cajetano (Gaetano) De Arco, che già nel 1743 aveva fatto copiare il manoscritto originale, seguendo l'esempio altrui, nell'Instructio Synodica seu Synodus pro Dioecesis Nuscanae Tyrcinio, pubblicato a Napoli nel 1752 dalla ex Typographia Johannis De Simone, scrisse che detto manoscritto originale giaceva nell'Archivio Capitolare della Cattedrale ed una sua copia era depositata presso l'Archivio della Curia vescovile. Entrambe sono andate perdute.
Tuttavia, il valido studioso vivente Gennaro Passaro, dopo lunghe ricerche, essendo riuscito a scovare una copia presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, ne ha promosso la riproduzione.