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Il palazzo di cui i Lombardi acquistarono la proprietà all'inizio del XIX secolo, presenta una pianta ad "L" e si trova nella parte antica di Parolise, tra la centrale Via Melfi e l'antica strada consolare Appia, ora SS 7.
In una relazione della Sovrintendenza dei beni culturali competente per territorio, si leggeva: "la tipologia del palazzo, gli elementi decorativi esistenti all'interno ed all'esterno, le pavimentazioni dell'androne e delle scale in pietra costituiscono un complesso architettonico molto significativo per il nucleo urbano di Parolise ...".
Ciò spiega perchè il palazzo Lombardi, con relative pertinenze ed accessori, ai sensi dell'articolo 2 (comma 1 lettera a) del Decreto Legislativo 29 ottobre 1999 n. 490, sia stato dichiarato di interesse particolarmente importante, e, perciò, sottoposto a tutte le disposizioni di tutela previste dal predetto Decreto Legislativo.
Ancora oggi si conservano gli atti di acquisto di case e terreni che, tra il 1773 ed il 1833 costituirono il palazzo Lombardi con il fondo adiacente, detto Giardino.
Dell'originaria struttura si può ammirare solo la facciata ed il portale d'ingresso in pietra di ascendenze longobarde, citato in un atto del 1773, sovrastato da uno stemma pure in pietra, a cui si riferiscono le due immagini.
Lo stemma è l'elmento di collegamento tra l'importanza architettonica dell'edificio e quella storica.
Infatti, nel 1851, quando era proprietario del palazzo il Cavaliere Francesco Saverio Lombardi, Presidente del Consiglio d'Intendenza del Principato Ultra ed avvocato di fama presso il Tribunale di Napoli, l'edificio funse da dimora temporanea del Re Ferdinando II, del Principe ereditario Francesco e del Conte di Trapani. Essi, in viaggio verso Melfi distrutta dal terremoto, si fermarono sia in andata, il 12 settembre, che al ritorno, il 22 del medesimo mese. Tre sono le prove di tale permanenza: a) una lapide in marmo che ricorda l'accaduto, che si trova sul ballatoio della scala principale che collega l'androne principale, pavimentato con blocchi di pietra bianca ed il primo piano; b) il già citato stemma in pietra sull'arco d'ingresso; c) due "dissuasori" in pietra bianca utilizzati allora per bloccare la catena.
Di importanza storica ed architettonica ad un tempo, è la statua in pietra ritrovata a Rocca S. Felice, ritraente presumibilmente la dea Cerere (anche se la testa è di fattura posteriore), che impreziosisce ulteriormente questo edificio gentilizio, che presenta anche uno spazio da cui ammirare il Belvedere di Parolise e si fregia di finestre con basamento in pietra, infissi in legno e ringhiere in ferro battuto.