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La linea ferroviaria Avellino-Rocchetta Sant'Antonio o meglio Avellino-Ponte di San Venere come si chiamava originariamente, sin dal tempo della sua progettazione, a parere di chi scrive, aveva "in sè", i presupposti per il fallimento, aggravati, in prosieguo di tempo da eventi sopravvenuti, prevedibili e non.
Tralasciando, per brevità le singole tappe politico-amministrative e realizzative, è importante osservare preliminarmente, che ci vollero ben 30 anni, per passare dalla iniziale fase propositiva nel 1865, al 27 ottobre 1895, data di inaugurazione dell'intera tratta. Tale lentezza gravò non poco sulle popolazioni dell'Alta Irpinia, isolate e quasi del tutto sfornite di vie di comunicazione.
La spinta dei politici locali, soprattutto di Francesco De Sanctis, che la volle fortemente, e l'esigenza di una strada ferrata per il traffico merci, ebbero, alla fine, la meglio.
Tuttavia, come anticipato, si commisero alcuni errori "mortali":
Ad aggravare i due errori "congeniti", sopraggiunsero due ulteriori circostanze negative:
Se la crescita economica e la conseguente motorizzazione di massa non aggravarono la situazione della ferrovia Avellino-Rocchetta Sant'Antonio, fu soltanto per l'assenza di un'adeguata rete stradale a quel tempo in Alta Irpinia. Fu solo a seguito del terremoto, con l'abbandono di tante terre e la costruzione di strade, prima fra tutte, verso la metà degli anni Novanta, la Strada Statale Ofantina-Bis, che la Strada Ferrata, già agonizzante, subì il "Colpo mortale".
La ferrovia Avellino-Rocchetta Sant'Antonio divenne così, per le Ferrovie dello Stato, oggi divenute Trenitalia S.p.A., un "Ramo secco", cioè con i conti in perdita: per ridurre i costi, le manutenzioni vennero ridotte "all'osso", e stessa sorte toccò al numero di corse giornaliere, il tutto aggravato da ripetuti episodi di vandalismo. Era, ormai, l'agonia.
Sta di fatto, che al di là della mera logica economica, un territorio sistematicamente soggetto a terremoti disastrosi, necessita comunque di una strada ferrata tenuta in esercizio, almeno per le emergenze, senza dimenticare che altre zone con le medesime caratteristiche morfologiche, hanno sfruttato il treno in funzione turistica, cosa che potrebbe essere fatta anche in Alta Irpinia, grazie alla bellezza dei paesaggi, i cui connotati mutano col cambio delle stagioni, alla genuinità della cucina locale, alla nascita di attività agrituristiche, alla tipicità di tanti suoi Comuni.
Chi volesse approfondire la tematica trattata, può leggere un libro scritto da un insegnante di Taurasi, il Professor Antonio Panzone, corredato da immagini e documenti.
A titolo di curiosità, riportiamo le stazioni ubicate lungo la linea ferroviaria Avellino-Rocchetta Sant'Antonio: Avellino, Salza Irpina, Parolise, Montefalcione, Arianello - Percianti, Montemiletto, Lapio, Taurasi, Luogosano - San Mango sul Calore, Paternopoli, Castelvetere, Castelfranci, Montemarano, Cassano Irpino, Montella, Bagnoli Irpino, Nusco, Campi di Nusco, Sant'Angelo dei Lombardi, Lioni, Lioni Valle delle Viti, Morra De Sanctis - Teora, Sanzano - Occhino, Conza - Andretta - Cairano, Cairano, Calitri - Pescopagano, Rapone - Ruvo - San Fele, San Tommaso del Piano, Monticchio, Aquilonia, Monteverde, Pisciolo, Rocchetta Sant'Antonio - Lacedonia.