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Letteralmente avvolti dal verde, in cima al colle che fronteggia l'attuale abitato di Sorbo Serpico, che viene denominato appunto "Serpico", si trovano i ruderi del castrum longobardo, attorno a cui si sviluppò il borgo medioevale di Serpico, abbandonato nel XV secolo a seguito di una drammatica pestilenza.
Benedetto Cotrugli (in latino Benedictus de Cotrullis), nato a Ragusa Dalmata nel 1416 e vissuto per gran parte della sua esistenza a Napoli. Era, ovviamente, italianissimo, anche se i Croati (Ragusa oggi si chiama Dubrovnik), che lo chiamano Benedikt Kotruljević, sostengono che fosse croato e che scrivesse in latino ed italiano solo per facilitare la diffusione delle sue opere (quando ci riprenderemo pacificamente Ragusa e la Dalmazia tutta, l’Istria e Fiume?). Benedetto Cotrugli scrisse un libro intitolato “Libro de l’Arte e de la Mercatura”, noto però col titolo "Della Mercatura e del Mercante Perfetto", visto che venne ristampato molte volte, la prima volta a Venezia nel 1573, la seconda volta nel 1602. Come è facile intuire dalle date, si trattò di pubblicazioni postume, successive alla morte dell’Autore, molto spesso copie "emendate", come ha giustamente sottolineato Wladimir Stipetic, Accademico Croato di Scienza ed arte, in The Legacy of 15th Century Dubrovnik Scolars to Economic Thought (Zagreb International Review of Economics and Business Volume 3, Numero 2, anno 2000, pagina 29) "The book attracted attention. It wa circulated among the tradesmen of Dubrovnik and Italy through copying of the manuscript … But, due to the copying so many times, it differed from the original.". La più antica stampa conosciuta dell'edizione originaria, del detto "Libro de l’Arte e de la Mercatura” è del copista Strozzi (1484). Ma nel 1998, presso la Libreria Nazionale di Malta, fu rinvenuta una copia ancora più antica, datata 1475, del copista Marino de Raphaeli de Ragusa.
Vi chiederete “Ma che c’entra tutto questo preambolo col Castello di Serpico?”. C’entra, c’entra!!!!
Infatti, tale copista terminò il libro nel seguente modo: "Finisse opera de mercatura edita per Benedecto de Cotrullj ad Francisco de Stephano. Deo gratias. Apud Castrum Sercipici dum epidimia vexaret urbem Neapolitanam. Anno Domini MCCCCLVIII (= 1458) Die XXV Augusti feliciter. Ammen. Copiat(o) per mano de Marino de Raphaelj de Ragusa in 1475".
Quindi, almeno stando a quanto si legge sopra, Benedetto Cotrugli, allontanatosi da Napoli dove infuriava la peste, avrebbe concluso nel 1458, nel Castello di Serpico, la sua famosa opera, poi pubblicata nel 1475, copista Marino de Raphaeli.
Tale circostanza è confermata anche dal testo del 1484 del copista Strozzi, visto che si legge "confinato per la peste, la quale al presente è in Napoli, in castello di Serpito".
Fatta tutta questa premessa, sulla sommità del monte che sovrasta Sorbo Serpico, sorgeva il Castello di Serpico, edificato dai Longobardi tra il IX ed il X secolo, al fine di proteggere l’area dalle possibili incursioni dei Bizantini, con cui a lungo combatterono. Il Castello di Serpico aveva un’importanza strategica, al fine del controllo dei traffici e dei passanti, visto che per la sua posizione, consentiva agevolmente di controllare due strade, quella che arrivava a Serpico da nord, l’altra, quella proveniente da Guardia da sud. Come al solito, attorno al Castello vennero sorgendo delle casette e nacque il borgo medioevale, che venne protetto da mura, entro le quali affluivano i residenti dell’area in caso di pericolo.
Oggi, il sito è denominato, "Parco archeologico di Castel Serpico" e si raggiunge lasciando la strada, attraversando un sentiero tra castagneti, in parte protetto perché si rischierebbe altrimenti di cadere e farsi male: vi si trova una chiesa (è evidente la sua struttura e l’abside), probabilmente la cappella castri, due spazi ad essa vicini, di cui uno sembra fosse un forno. Portandosi ad un livello superiore, non interessato dagli scavi, che hanno invece consentito di ricostruire in parte i ruderi di cui precedentemente, vi è un'area non esplorata (per fortuna, tutto è ancora lì sotto!), si giunge alla parte più alta, da cui si gode il panorama sottostante e si ammirano i ruderi di una torre (che delimita la struttura dal lato settentrionale), che non possono essere goduti nella loro interezza a causa di un transennamento, superabile volendo, ma non è il caso, visto che un nido di api o vespe consiglia di tenersi lontano. Scendendo da questa parte, si notano alcuni ruderi, probabilmente delle mura.
In futuro cercheremo di descrivervi il sito con maggior precisione, a seguito delle nuove notizie rinvenienti dai nuovi scavi e nuovi ritrovamenti (per quanto ne sappiamo, nei precedenti vennero ritrovate monete e resti di vasi).