Salta al contenuto[S]

Il sito è accessibile ad ogni browser o strumento che consenta di navigare sul web. Tuttavia, per godere della migliore esperienza di navigazione, occorre scaricare un browser più aggiornato, compatibile con gli standard web.

[H]Home [M]Missione [P]Mappa [A]Aiuto [N]Novità [C]Contatti [R]Cerca
Sei qui:  Home > Elenco dei Comuni dell'Irpinia > San Potito Ultra > Piazza

Piazza

Con questa pagina web vogliamo fare un omaggio alla piazza di San Potito Ultra, in cui diverse volta abbiamo partecipato a delle sagre ben organizzate, ricordandone la storia. Chi volesse approfondire la questione, potrà leggere l'ottima ricostruzione ed analisi effettuata da Giuseppe Moricola in "Una piazza: la memoria, il progetto, Sellino & Barra Editori, reperibile presso il Municipio.

La parte più importante dell'area che attualmente costituisce la piazza principale di San Potito Ultra si caratterizzava per la contrapposizione di due palazzi, il palazzo Marchesale dei Calò, Marchesi di Villanova, ed il palazzo dei Baroni Amatucci.

Il primo, il più imponente, a seguito della crisi del sistema feudale e della sua abolizione, aveva perso il suo ruolo centrale nella vita Sampotitese, tanto da essere via via suddiviso tra diversi proprietari, fino al terremoto del 1980, che gli inferse il colpo mortale e ne determinò la demolizione.

Il secondo edificio, dei Baroni Amatucci, era sicuramente meno imponente. Tuttavia, soprattutto nei periodi dell'annata agraria in cui venivano riscossi dai contadini i fitti ed altri diritti delle proprietà della famiglia Amatucci, o vi si recavano i vari intermediari ed acquirenti in gran copia del grano e vino prodotti nelle terre di proprietà dei Baroni, il palazzo si animava talmente, da divenire il vero centro del paese. Le vicende relative all'amministrazione del notevole patrimonio fondiario dei Baroni Amatucci (200 ettari) sono illustrate nella monografia, di cui suggeriamo la lettura, "Che fare? Dagli appunti di un proprietario irpino alla fine dell'Ottocento", scritto da Giuseppe Moricola e reperibile presso il Municipio.

A quel tempo, le difficoltà economiche in cui si dibatteva la popolazione di San Potito Ultra, l'interesse degli Amatucci ai soli loro traffici ed all'amministrazione delle rendite (risiedevano a Napoli e solo periodicamente dimoravano nel palazzo di San Potito) ed il disinteresse degli ex Signori Marchesi, impedirono la realizzazione di una vera e propria piazza, centro del paese, che sostanzialmente non esisteva.

Fu solo successivamente, il Sindaco Francesco Sandulli, dopo l'unità d'Italia, a cercare di risollevare le sorti della Piazza (e del Paese), reclamando l'attribuzione a San Potito della qualifica di "Capoluogo di Mandamento", in luogo della designata Chiusano San Domenico. Tale sindaco giustificò la sua richiesta, non esaudita, con la presenza dell'imponente Palazzo Marchesale" che ben si sarebbe prestato ad accogliere gli uffici del Mandamento.

La mancanza di un vero e proprio nucleo aggregante della popolazione, indusse il Consiglio Comunale, il primo agosto 1908, a deliberarne la realizzazione, anche grazie ad una donazione di ben 900 metri quadrati di terreno da parte dei Baroni Amatucci, ai quali verrà dedicata la piazza. La decisione, che avrebbe comportato una spesa di 7000 lire, venne giustificata con i benefici che ne sarebbero derivati per la salute pubblica (l'eccessiva vicinanza degli edifici impediva un'adeguata aerazione) e per il commercio (realizzazione di un mercato), prevedendo anche la realizzazione di un pozzo, data l'assenza di una fonte pubblica d'acqua potabile.

Le difficoltà tecniche connesse alla trivellazione del pozzo, i problemi posti dalla ditta appaltatrice, che si rivelò estremamente litigiosa, rallentarono oltremodo i lavori, tanto che con solo durante il Fascismo, si potè parlare di piazza, intesa come luogo fisico, utilizzato per le adunate delle camice nere, celebrazioni varie e simili, senza che però assumesse il ruolo economico per cui era stata anche costruita.

La piazza, denominata Piazza Littorio, fu occupata da un monumento ai Caduti, di dimensioni eccessive rispetto al luogo contenitore. Con la caduta del Fascismo, il monumento venne spostato e ridimensionato.

La costruzione della nuova strada, detta "Variante" alterò definitivamente gli equilibri del paese, spostandone il baricentro verso tale strada, Via Nazionale, emarginando la piazza, in cui si realizzò comunque un edificio scolastico e sede municipale, che richiese più di un decennio per essere realizzata, determinando la chiusura della piazza, facendo venir meno anche l'altro motivo per cui era stata realizzata (circolazione dell'aria).

La demolizione del palazzo Marchesale Calò a seguito del terremoto del 1980 privò la piazza di un essenziale elemento storico-architettonico, contribuendo alla ulteriore marginalizzazione della piazza. Al tempo stesso, però, è proprio in tale periodo che si volle ridare centralità alla piazza, acquisendo il palazzo dei Baroni Amatucci come sede municipale e migliorando l'edificio scolastico.

Torna a San Potito Ultra