San Potito Ultra
Nella valle del torrente Salzola, in situazione salubre, col territorio in parte collinare ed in parte pianeggiante, San Potito Ultra, dalla forma allungata, lungo la SS 7 Appia, che la lambisce, è un borgo irpino carino e tranquillo, ubicato in un'area assai interessante dal punto di vista naturalistico e paesaggistico. Il suo territorio presenta campagne fortemente urbanizzate ed assai fertili (cereali, viti, ulivi, ortaggi, nocciole ed alberi da frutta, quali meli, peri, ciliegii), nelle quali diverse persone amanti dei prodotti genuini vagano per le aree rurali, acquistandole nella Contrada Solare e nelle frazioni Rosse, Carfati, Breccelle e Chiusa. I pingui pascoli consentono l'allevamento del bestiame e la produzione di prodotti derivati (es. latticini ed affini). Una delle sue aree rurali, Contrada Ramiera, era celebre per la lavorazione artigianale del rame e del ferro battuto in apposite botteghe tipiche, dove lavoravano i "Ramari", le cui produzioni artigianali si possono ancora ammirare girando per San Potito Ultra. Le positive caratteristiche citate, unite alla notevole vicinanza al Capoluogo, che si raggiunge in pochi minuti, ha favorito la "Sampotizzazione" di diversi Avellinesi, che insieme agli "indigeni", alimentano un notevole pendolarismo verso Avellino. San Potito Ultra, al pari di tanti altri Comuni Irpini, ha patito il dramma dell'emigrazione massiccia dei suoi abitanti, tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo, e negli anni che vanno dalla fine della Seconda Guerra Mondiale alla ripresa economica.
Dati essenziali: con una superficie di 4,54 kmq, a 517 metri s.l.m ed a soli 8 chilometri da Avellino, San Potito Ultra ospita circa 1450 Sampotitesi, con una tendenza demografica fortemente positiva, che le ha fatto incrementare la popolazione residente di circa il 10% nell'ultimo decennio, portando i residenti ben oltre il dato statistico di fine XIX secolo (1281 abitanti). L'incremento è dovuto probabilmente più che al positivo divario nati/morti, al trasferimento di molti Avellinesi in questo tranquillo e bello borgo Irpino. Il Santo Patrono è San Potito, che ricorre il 14 gennaio, ma viene festeggiato l'8 settembre, unitamente alla Compatrona, la Madonna del Soccorso. I tanti emigrati, soprattutto quelli nel Nord Italia, sogliono tornare al natio borgo durante l'estate animandolo alquanto e prendendo parte alle altre feste civili e religiose, quale quella di S. Antonio Abate (17 gennaio), alle fiere ed alle sagre che vi si organizzano. San Potito Ultra si raggiunge agevolmente percorrendo la SS 7 Appia. Un'interessante alternativa è quella di utilizzare la vecchia strada che collega San Potito con Atripalda, una via con tante serpentine in mezzo ad alberi di frutta e noccioleti. Chi non volesse utilizzare l'auto, può servirsi delle corriere che servono l'Alta Irpina e la Valle del Calore. La stazione delle ferrovie più prossima è quella di Salza Irpina.
L'aria buona, il verde, la tranquillità, la vicinanza al Capoluogo, la presenza di strutture commerciali e ricettive, fanno di San Potito Ultra un perfetto luogo dove passeggiare, andare in bicicletta o punto di partenza (o di riposo) per escursioni nei dintorni, come ad esempio quelle verso il prossimo Monte Tuoro, nel territorio di Chiusano San Domenico.
La nostra visita guidata, partendo dalla storia di San Potito Ultra, si sofferma dapprima sui suoi edifici religiosi, la chiesa di S. Antonio Abate, la chiesa di S. Antonio da Padova, la Congrega della Madonna del Soccorso, successivamente su quelli civili, il palazzo Amatucci ed il palazzo Maffei. Un occhio particolare viene dedicato alla storia della piazza del centro storico, come pure al tema dell'emigrazione, che, in passato, ha letteralmente dissanguato San Potito Ultra. In tale ambito, potrete leggere la storia di Antonio Thomas Amatucci, uno dei tanti emigrati Sampotitesi che fece fortuna negli USA. La ciliegina sulla torta è rappresentata dalla galleria di immagini.