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l diversi siti archeologici scoperti nel territorio di San Sossio Baronia attestano che, al pari di tanti altri centri iripini limitrofi, la sua origine è remota, almeno risalente al tempo degli Hirpini.
I reperti più antichi si trovano in prossimità dell'attuale ubicazione del centro del paese.
In Contrada Turro (Fiumara), giacciono i resti di un ponte romano.
In Contrada Civita Alta, nei pressi del Torrente Fiumarella, i monumenti e gli altri abbondanti reperti archeologici diffusi hanno confermato non solo, l'esistenza di stanziamenti romani stabili, ma anche l'importanza strategica dell'area, punto nevralgico del sistema viario romano in direzione Puglia: la Via Appia, la Via Erculea e la Via Erdonia. Sono venute alla luce un tratto di strada lastricata di epoca imperiale, strutture murarie, iscrizioni latine, monete, ed altro ancora. Una strada doveva collegare l'abitato in Contrada Civita Alta con la Via Appia, tramite il Ponte romano. Diversi reperti archeologici scoperti nella Civita Alta, quali armi, pesi romani, monete, suppellettili, sono custodite presso il Museo Irpino di Avellino.
Narra la legenda, che un asino, che stava trasportando le reliquie di San Sossio (diacono di Miseno martirizzato a Pozzuoli al tempo di Diocleziano), verso un borgo limitrofo, quando arrivò a "Sella Coppola", dove oggi la SS. 91 interseca le Provinciali per S. Sossio e Trevico, si diresse verso le poche abitazioni esistenti lungo la strada che conduceva a valle, e non ne volle sapere di riprendere il cammino originario.
Si gridò al miracolo, le reliquie furono conservate nella piccola chiesa dell'Annunziata ed il paese assunse il nome del Santo, "S. Sossio".
La seconda parte del nome, "Baronia", che venne aggiunta solo nel 1913, si riconnette alla prima citazione del borgo in un documento, datato 1299, al tempo della dominazione angioina, quando venne indicato quale "Casale della Baronia Vico".
Il brigantaggio è stato a lungo una grave piaga che ha colpito il paese, tanto che già nel XIV secolo la regina Giovanna d'Angiò ordinò l'impiccaggione di diversi briganti che taglieggiavano il paese.
Fu feudo dei Del Balzo-Orsini, dei Consalvo e dei Loffredo.
Solo dopo l'abolizione del regime feudale, San Sossio Baronia divenne autonomo dal punto di vista politico-amministrativo e religioso.
Il problema del brigantaggio si ripropose drammaticamente dopo l'unità d'Italia, anche per il fatto che del luogo era Filomena Pennacchio, compagna del "Terrore della Baronia", il brigante-capo Giuseppe Schiavone.
Nonostante San Sossio Baronia sia stato colpito nel corso dei secoli da disastrosi terremoti, il centro storico presenta ancora la tipica struttura medioevale, con vicoli e stradine lastricate, palazzine con portali in pietra. Resta, comunque, qualche traccia monumentale ed architettonica antica.