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Trevico vanta origini assai remote, come dimostrano diversi reperti archeologici risalenti al II millennio A. C., quali, vasi di terracotta, monete, monili muliebri, rinvenuti durante gli scavi e conservati in parte nella villa archeologica (Via Scola, sempre visitabile).
Circa l'origine del nome del paese, non vi è concordia. La tesi minoritaria, si rifà a reperti rinvenuti nell'area della Cattedrale dell'Assunta, ove sorgeva un tempio pagano, dedicato alla Dea Trivia, e sostiene che il borgo mutuò da quella il nome di "Trivici". La tesi prevalente, invece, riconnette l'origine del nome al latino Tres Vici, tre villaggi, da cui sarebbe derivato il nome "Trivicum", o semplicemente "Vicum", usato fino alla metà del Medioevo (nelle carte del tempo il suo vescovo era denominato "Vicano").
Quale che sia la tesi esatta, la prima citazione scritta del borgo appare nelle "Satire" del poeta latino Orazio Flacco (libro primo, 5, 79). Egli descrisse il viaggio festivo effettuato nella primavera dell'anno 37 A. C. da Roma a Brindisi, per una missione diplomatica in compagnia di Mecenate e Virgilio, scrivendo di aver sostato nella "Taverna delle noci" nei pressi di Trivici. Ad onor del vero, però, tale locanda era ubicata nell'attuale territorio di Vallesaccarda, all'epoca tenimento del vasto agro di Trevico.
Terra di conquista di Normanni e Svevi, visse il suo periodo di massimo splendore e sviluppo durante il Medioevo, quando, potente roccaforte, cinta di mura con porte, divenne capitale politica, amministrativa e religiosa (sede vescovile) della Baronia di Vico, che includeva il territorio dei comuni di Castel Baronia, San Sossio Baronia, San Nicola Baronia, Carife e Flumeri. Sulla parte più alta del borgo venne eretto un castello, a breve distanza da un convento di monaci, soppresso sotto Papa Innocenzo X.
Altri dominatori furono gli Angioini, gli Aragonesi ed i Borboni.
Tra i feudatari ricordiamo i de Bruveriis, Aiossa, Del Balzo, Consalvo de Cordova (sotto cui Vico tornò a chiamarsi Trevico, anche se assunse successivamente il nome di Vico di Baronia, per riprendere finalmente il nome attuale) e Loffredo.
Il borgo irpino fu sede vescovile, che fu poi trasferita a Lacedonia nell'ultimo Concordato tra Santa Sede e governo borbonico nel 1888.
Trevico ha dato i natali a diversi uomini di cultura e religione, quali Giuseppe Montieri, Giuseppe Petrilli, Andrea Calabrese, Andrea ed Ettore Scola (1931, regista e sceneggiatore cinematografico noto in tutto il mondo), a cui è dedicato il vicolo di cui all'immagine sulla sinistra.