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Economia

Gli Hirpini ed i loro parenti Sanniti insediatisi nei villaggi (Vici), formati da capanne in pietra e legna situate l'una in prossimità dell'altra, realizzarono anche insediamenti temporanei (chiamati dai Romani "Casae repentinae"), torri d'avvistamento e fossati difensivi, come pure strutture difensive in posizione elevata (Oppida).

Oltre che popolo guerriero, gli Hirpini furono abili agricoltori, ricavando dalla terra che coltivavano cereali (frumento, orzo, miglio, farro), legumi, viti ed olivi, ma anche frutta e verdura.

Addomesticarono gli animali (ovini e bovini) sfruttando i vasti pascoli, ricavandone non solo cibo (latte e prodotti caseari), ma anche vestiario (pelli e lana). Soprattutto i vitelli erano anche utilizzati nei riti religiosi sacrificali. Col procedere del tempo, riuscirono a barattare tali prodotti sui mercati dell'Apulia e della Campania, in modo da ottenere i beni che non venivano prodotti in Hirpinia (Irpinia). Sempre viva restò l'attività di caccia della selvaggina.

Praticata era la lavorazione della pietra, come pure quella dei metalli, con cui venivano prodotti degli ornamenti in genere di bronzo, talvolta d'argento e di oro, come anelli, collane e bracciali. La coniazione delle monete è confermata da ritrovamenti di monete a Lacedonia su cui si legge,"Akudunniad" il nome in lingua osca del centro hirpino (irpino).

La mortalità era elevata ed i morti venivano sepolti nelle tombe a tumulo, importate dalla cultura indoeuropea.

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