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Il vecchio Carcere, ubicato in Via Costantinopoli, era sporco e malandato, tanto che nel 1822, il Re Ferdinando I permise la realizzazione di una nuova struttura penitenziaria nei pressi della strada principale di Avellino, ora Corso Vittorio Emanuele II, di fronte alla nuova Chiesa del Santissimo Rosario, dove si trova l'entrata (Via Dalmazia).
Il progetto fu stilato da Giuliano De Fazio, che ebbe la meglio sul progetto alternativo dell'Ingegnere Luigi Oberty. Il progetto del De Fazio, si rifaceva alle teorie dell'inglese Jeremy Bentham nel suo Panopticon. I lavori iniziati nel 1826, si conclusero poco prima del 1832, quando venne effettuato il trasferimento di una prima schiera di carcerati.
La struttura carceraria presenta una forma esagonale, con i bracci che si dipartono dalla medesima rotonda centrale, dalla cui cima si era in grado di sorvegliare tutta la struttura. Il Carcere era separato dalla sede stradale da un muro (alto circa un metro e mezzo), e tra questo e le mura esterne del Carcere si trovava un profondo fossato pieno d'acqua. Pure presenti erano delle torrette cilindriche agli angoli del Carcere. Sia queste ultime, che le mura esterne, che il fossato sono scomparsi, le prime per esigenze di sicurezza, legittime finchè il Carcere fu in esercizio, gli altri due per consentire la realizzazione di un parcheggio sotterraneo mai inaugurato, pare per errori nella progettazione (e noi paghiamo .....).
La struttura comprende altri cinque grandi edifici, con in mezzo una cappella ed un sesto edificio, che guarda verso il Corso, dove erano alloggiati il Direttore e gli uffici.
Oggi, l'ex Carcere Borbonico viene utilizzato (di rado) quale sede di concerti, mostre e convegni.