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La Fontana che vedete nell'immagine, che si trova lungo l'antica Via delle Puglie, in Corso Umberto I (già Via S. Maria di Costantinopoli), ha formato oggetto di un recente (per noi sciagurato) restauro, che se ha ripulito la Fontana, ha anche rimosso la patina "storica", trasformando la Fontana, che sembra un'altra, ormai irriconoscibile.
Se chiedeste ad un Avellinese "Dov'è la Fontana di Bellerofonte?", quasi nessuno saprebbe indicarvela, perchè non è con questo nome che è nota. "Bellerofonte" è riferito ad una statuetta che in passato si trovava al centro della Fontana e raffigurava Bellerofonte nell'atto di uccidere la Chimera.
Altra denominazione pure utilizzata era quella di "Fontana di Costantinopoli" o "Caracciolo". Ma per individuarla occorre chiedere della "Fontana dei Tre Cannuoli", come è conosciuta da tutti. I "Tre Cannuoli" sono le tre bocche d'acqua tramite cui affluivano nella vasca sottostante le freschissime acque provenienti dal Partenio, di cui il particolare di una di esse è mostrato in fotografia. La Fontana, secondo un libro di fine XIX secolo era "... in stile barocco, con statue antiche, sbarrava la potierna che si apriva nelle vecchie mura (le gradelle)".
L'opera fu voluta da Francesco Marino Caracciolo, che si rivolse all'Architetto Cosimo Fanzago, onde ricavare una fontana artistica dal grezzo abbeveratoio esistente, del resto assai in vista.
La Fontana, situata tra due piccole rampe di cinque gradini, presenta cinque nicchie, di cui tre circolari. Le due nicchie superiori contenevano i busti di un patrizio e di una matrona romana. Lateralmente, altre due nicchie di maggiori dimensioni albergavano, sopra piedistalli, due statue di marmo. In posizione centrale, come già detto, insisteva l’ultima nicchia con la statua di Bellerofonte di cui abbiamo già detto.
Nel descrivere l'ornamento delle nicchie abbiamo usato l'imperfetto perchè, purtroppo, le statue scomparvero progressivamente: nel 1799, furono i Francesi ad operare il primo "alleggerimento, seguiti da ladri, anzi, "Sciacalli", che operarono dopo il terremoto, nel Ferragosto del 1983, che asportarono anche la statuetta di Bellerofonte.
Oggi, sulla Fontana sono ancora visibili solo lo stemma civico e quello dei Caracciolo e due lapidi contenenti iscrizioni in latino.
La prima del 1669, ricorda l'opera voluta dal Principe:
"VIATOR
PAULISPER MANE
EN LINPHAE ADBLANDIUNTUR AMOENAE
HAUD MURMURANTES
ATQUI PLAUDENTES
FONS ETENIM VETUSTATE DEFORMIS
AC STERILISCENS
IN PRINCIPIS CON
(SILIO)
SCHEMATE ELEGANTIOR
FECUNDIOR AQUIS RENIDET
ANNO PEPARATAE SALUTIS
MDCLXVIIII".
La seconda, del 1866, venne apposta quando il Comune di Avellino restaurò la Fontana, abbassando il livello stradale e spostando verso il basso la sola vasca, a cui venne aggiunto uno zoccolo all’antico prospetto che rimaneva in alto:
"IN UBERIOREM HAUSTUM ET CIVIUM COMODIS
AERE MUNICIPALI RESTITUTUS
MDCCCLXVI".