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Oltre all'immagine della Madonna, altre opere d'arte arricchiscono il Santuario di Montevergine.
Di estremo pregio è l'altare maggiore, marmoreo con elaborati intarsi. Da vedere nel presbiterio del medesimo una sedia, scultura del XIII secolo. Sotto l'altare si rinvenne il corpo di San Gennaro vescovo e martire, che rimase a Montevergme per tre secoli, prima di essere trasferito a Napoli nel 1497. In suo ricordo, dietro l'altare maggiore, risiede un piccolo monumento.
Sulla destra dell'altare c'è la cappella del Sacramento. Qui si può ammirare un bel tabernacolo scolpito in marmo bianco, sormontato da un baldacchino con colonne a mosaico, dono di Carlo Martello, nonchè il monumento di Caterina Filangieri, moglie di Giovanni Caracciolo, la cui figura posa sotto cortine sostenute da due angeli ed è sorretta dalle statue allegoriche del Coraggio, della Pazienza, della Prudenza e della Fede.
Ai due lati dello stesso altare vi sono due tombe longobarde, di Berterado visconte di Lautrec e di suo figlio Jokis.
Più avanti si trova il modesto avello di Cassiodoro, giureconsulto di Atripalda, e di sua moglie.
A sinistra dell'altare maggiore troviamo la cappella detta di "Re Manfredi", dove c'è un grande Crocifisso del XIII secolo con le braccia rigide e penzoloni e con i piedi inchiodati alla croce. Ai piedi di tale Crocifisso c'è un grande sarcofago, opera romana, col nome scolpito di Minio Procolo, che Manfredi aveva destinato a suo sepolcro. Tuttavia, le sue ossa andarono disperse, per cui la tomba venne utilizzata per accogliere i corpi di Fabio e di Caterina della Lionessa e di altri della famiglia, visto che dopo la disfatta di Manfredi, la cappella venne ceduta da Carlo d'Angiò al suo maresciallo Giovanni della Lionessa, famiglia provenzale devota agli Angioini.
Altra cappella è quella di S. Guglielmo, piena di reliquie, tra cui quella dello stesso Santo, che riposa in un'urna di marmo sotto alla mensa dell'altare.
Non mancano statue di Santi, un organo monumentale del 1896, una grande quantità di ex voto, tele cinquecentesche, numerose reliquie e il corpo di Giulio da Nardò, morto nel 1601 in odore di santità, dopo essere stato sospettato di eresia.
All'intemo del Monastero vi sono residui di divinità pagane, resti dell'antico tempio di Cibele, come le quattro colonnine di marmo di Portasanta che ornano l'altare maggiore, nonchè alcuni bassorilievi con figurazioni mitologiche. Nei primi anni del XIV secolo la cappella per la Madonna fu affrescata da Montano d'Arezzo.