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Separato fisicamente dalla Chiesa di S. Pietro e Paolo, ma prossimo a questa, si trova il corposo Campanile in travertino, in cui albergano una campana di maggiori dimensioni, che pesa approssimativamente dodici quintali e su cui si legge "Laudo Deum verum - plebem invoco - mortuos ploro - nimbum fugo - festaque honoro" ed una minore, su cui è impresso l'anno 1522.
In realtà, il Campanile edificato su di un precedente Campanile, è da considerarsi un'opera incompiuta, visto che il progetto originario prevedeva cinque ordini di livelli. In poco meno di un anno, dal novembre 1776 ed il maggio 1777, col concorso finanziario non solo della Chiesa Parrocchiale, dalla Arciconfraternita del Santissimo Nome di Dio e della Cappella del Rosario, ma anche dell'Università di Montoro e della popolazione, il progetto di Giovan Battista De Mari, a cui si deve anche la Chiesa dell'Addolorata o Congrega dei Sette Dolori, venne realizzato dai Maestri Prisco ed Aniello Ferarucci e Michele Galderisi di Galvanico.
La struttura che vediamo nell'immagine, solo in parte risale all'epoca indicata, precisamente solo la sezione destra, visto che, la statica della Chiesa, già in condizioni precarie per vetustà, peggiorò notevolmente a seguito dello spostamento d'aria causato dallo scoppio di mine poste dai Tedeschi in ritirata, il 28 settembre 1943, per far crollare il ponte sul "Rio Secco", in prossimità dell'edificio religioso.
Il colpo di grazia si ebbe a seguito di nubifragi che fecero crollare quasi tutta la struttura il 19 febbraio 1946. Per fortuna, il collassamento avvenne prima che i fedeli, richiamati dalle campane della Chiesa, si fossero avvicinati alla struttura. La contemporanea circostanza che tra le rovine vennero ritrovate intatte le statue dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, fece interpretare l'evento come "miracolo" e come palese dimostrazione della protezione a favore della popolazione accordata dai Santi citati.