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La diffusione dell'Italiano tramite i giornali, la radio e la televisione, tanto per ricordare alcuni mezzi di comunicazione di massa, se ha avuto il grande merito di unificare il modo di esprimerci, ha tuttavia "inquinato" i dialetti, oggi sempre più lontani dalla forma "pura" parlata dai nostri avi.
Il problema evidenziato si manifestò in tutta la sua drammaticità ad un emigrato morrese, Gerardo Di Pietro, che lasciò Morra alla volta della Svizzera diversi decenni fa, con in mente il dialetto dell'infanzia, ancora "pulito", tramandato oralmente di generazione in generazione. Di ritorno nel paese natio dopo il sisma del 23 novembre 1980 (che atterrò il 70% degli edifici e fece 42 morti), il Di Pietro si rese conto che lo straordinario patrimonio di cui il dialetto morrese era espressione e sintesi, rischiava di essere irrimediabilmente perduto, e con esso la conoscenza storica, la letteratura locale, le tradizioni popolari che ne rappresentano le fondamenta.
Quanto detto spiega l'attivismo del Di Pietro negli anni seguenti: fondò l'Associazione Morresi Emigrati (che conta circa 160 associati), che divenne il fulcro della preservazione della cultura morrese tramite la pubblicazione della Gazzetta dei Morresi Emigrati (trimestralmente), su cui compaiono testi scritti in dialetto morrese, non solo del medesimo Di Pietro, ma anche versi di Emilio Mariani e racconti popolari dei contadini. Seguì la pubblicazione, nel 1996, di un libro di racconti dialettali morresi, "Attuornu a lu fuculinu" sempre del Di Pietro ed in tempi recentissimi, "Morra e il suo dialetto", un'analisi del dialetto morrese e delle tradizioni locali.
Grazie al suo impegno il Di Pietro, che in quanto Irpini, ringraziamo vivamente, ha reso possibile l'obiettivo che si era proposto. Infatti, nelle sue opere si ritrovano:
Il patrimonio linguistico-culturale di Morra in tal modo preservato è rilevante, visto che tra i poeti morresi vanno annoverati non solo quelli dialettali, ma anche gli esponenti della Scuola Siciliana (tra cui spiccano Giacomo Pugliese, alias Giacomo Morra, principe di Morra) ed Isabella Morra, nonchè Pietro Lombardi (metà XIX secolo) ed i "Poeti all'impronta" (principio XX secolo), così chiamati in quanto improvvisavano versi nell'ambito di eventi particolari.