Il sito è accessibile ad ogni browser o strumento che consenta di navigare sul web. Tuttavia, per godere della migliore esperienza di navigazione, occorre scaricare un browser più aggiornato, compatibile con gli standard web.
Trattiamo della Chiesa di S. Palerio ricordando le figure dei Santi Palerio ed Equizio, rifacendoci a quanto riportato nel testo di Costantino Fucci "San Martino Valle Caudina (dalle origini al 1860) Con prefazione di P. Antonio Bellucci dell'Oratorio", edito in Napoli dalla Tipografia Pietro Graziano nel 1927, reperibile presso la Biblioteca Provinciale "S. e G. Capone" di Avellino (Sez Prov C 403) e, soprattutto, nell'opuscoletto a cura dello stesso Costantino Fucci intitolato "I Santi Palerio ed Equizio in S. Martino di Valle Caudina", edito in Roma dalla Casa Editrice D. Di Rubba Roma 1926, anch'esso reperibile presso la Biblioteca Provinciale "S. e G. Capone di Avellino (Sez Prov C 403). Il navigatore "volenteroso", in tal modo, potrà effettuare un adeguato approfondimento della storia dei Santi Palerio ed Equizio riportata di seguito. Abbiamo indicato accanto ad ogni testo, il riferimento della Biblioteca in modo da agevolare le ricerche.
Secondo la tradizione, S. Palerio era Vescovo di Telese, da cui fu costretto a fuggire, insieme al fido Diacomo Equizio, sul finire del IX secolo, a causa di un'invasione saracena.
Un certo Maraldo, al tempo della dominazione normanna, fece erigere sul suo terreno una Chiesetta dedicata a S. Palerio Vescovo, essendo stato individuato, il 17 dicembre 1163, il sito dove insistevano le reliquie di S. Palerio Vescovo e del suo citato Diacono S. Equizio.
Col passare dei secoli, la Chiesa era andata in malora, come risulta dai Decreti della Visita Apostolica dell'anno 1581, al tempo del predecessore l'Arcivescovo de Palumbaria, il quale parlò della Chiesa durante il Sinodo Beneventano tenutosi dopo il Concilio Provinciale. La struttura diruta, divenuta un ammasso quasi informe di pietre, dato che era collassata, sommersa ormai dalla vegetazione spontanea, era stata dimenticata dai fedeli, che ormai non la conoscevano più, fino a quando, il 16 giugno 1712, alcuni muratori impegnati nella realizzazione delle fondamenta di un nuovo edificio, tra le rovine della diruta Chiesa, individuarono delle reliquie e due lapidi. Sulla prima lapide si leggeva:
" ... QUI RIPOSA IL CORPO DI S. PALERIO VESCOVO TELESINO E DEL SUO COMPAGNO EQUIZIO. PER SUA RIVELAZIONE... NELL'ANNO DEL SIGNORE 1163, 17 DICEMBRE ".
L'altra lapide, in tre pezzi, riportava una più estesa iscrizione:
" IL GIORNO 31 LUGLIO E' L'ANNIVERSARIO DELLA DEDICAZIONE DI QUESTA CHIESA. A COLORO CHE LA VISITANO FACENDO PENITENZA, VIENE CONCESSA UN'INDULGENZA DI 40 GIORNI A MAGGIOR GLORIA DI DIO E DI S. PALERIO VESCOVO; CONSACRATA DA GUGLIELMO, VESCOVO DI AVELLINO, NELL'ANNO 1167, INDIZIONE XV. FONDATA PER DIVINA RIVELAZIONE DAL NOTAIO MARALDO NEL SUO PODERE."
Si compilò una piantina della Chiesa diroccata, individuandovi i loculi da cui erano stati estratte le reliquie e si analizzarono le reliquie, che risultarono essere relative a due corpi umani integri ed interi (più due tibie ed un femore in eccedenza). Tali reliquie vennero traslate, alla presenza dei fedeli, nella Collegiata di S. Giovanni Battista, dove vennero riposte in un armadio chiuso a chiave e poi in una cassa di legno, sigillata con cera dall'Arciprete Don Francesco Cocozza. Il 5 marzo 1713, alla presenza di Vincenzo Maria Orsini, Cardinale Arcivescovo di Benevento, vennero tumulate sotto l'altare maggiore.
Il 30 luglio 2000, venne consacrato il nuovo edificio religioso.