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Territorio

Disputata è l'effettiva estensione del territorio occupato dagli antichi Hirpini (Irpini), nel periodo di maggiore maturità della loro cultura (V-IV secolo A.C.), cosa del resto prevedibile, vista la precisazione fatta in altra pagina web.

Di certo, a quel tempo, gli Hirpini (Irpini), che non avevano ancora creato consistenti insediamenti abitativi, a differenza di quanto era già accaduto lungo la costa della Campania, sfruttarono la protezione naturale derivante dalla morfologia del suolo, popolando le zone più facilmente difendibili, come gli altopiani, le montagne, gli anfratti, avvantaggiandosi, al tempo stesso, della presenza di diversi corsi d'acqua e di folti boschi. Ne conseguì uno sviluppo "urbano" che seguì le principali direttrici di sviluppo dei traffici, Tirreno-Adriatico (ovest-est) e lungo l'Appennino (nord-sud).

Secondo Giuseppe Galgano, l'antica Hirpinia confinava a Nord con i Sanniti Caudini, ad Est con i Dauni (Puglia), a Sud con i Lucani e ad Ovest con i Picentini (Campania), "comprendendo, presso a poco, le odierne provincie di Avellino e di Benevento".

All'estremo opposto si pose, Giampiero Galasso, secondo cui "L'attuale provincia di Avellino viene generalmente fatta corrispondere all'antica regione abitata dagli Irpini, il cui territorio era invece limitato in passato dalle alte valli del Calore e dal bacino del Miscano a nord, dall'Ofanto e dai monti Picentini a sud, dalla valle del Sabato ad ovest e da un massiccio montuoso ad, est, interrotto solo dalla Sella di Conza".

Come al solito, la "bontà" dovrebbe stare "nel mezzo", visto che è verosimile la tesi secondo cui gli Hirpini si insediarono in una vasta area, che nella parte sud-orientale comprendeva il Cervaro (Calitri, Conza), il massiccio del Cervialto e dell’Accellica, dal ponte Santa Venere sul corso medio dell’Ofanto (Aquilonia, Monteverde), in quella nord-orientale racchiudeva le montagne su cui oggi insistono Montaguto, Greci, e Casalbore, nella parte nord-occidentale si spingeva fino al Ciglio di Cervinara che immetteva nella valle Caudina e nella parte sud-occidentale fino alla Barriera di Monteforte ed alla valle di Lauro, con avanzamenti ed arretramenti a seguito delle varie vicende belliche. In più chiari termini, l'antica Hirpinia (Irpinia) comprendeva la Provincia di Avellino, con esclusione della Valle Di Lauro-Baianese e di parte della Valle Caudina, anche se sovente gli Hirpini sconfinarono, andando oltre i limiti indicati, anche se non si trattò di stanziamenti definitivi, ma di conquiste temporanee.

La difficoltà di delineare con precisione i confini del territorio degli Hirpini (Irpini) deriva dal fatto che solo in tempi recenti, alle ricognizioni superficiali ed ai ritrovamenti casuali, si sono sostituite ricerche caratterizzate da maggiore sistematicità.

Allo stato, limitato è il numero dei siti archeologici segnalati dalle fonti storiche, confermati archeologicamente ed indagati, come Aeclanum, Abellinum, Aequum Tuticum o Aequus Tuticus, alla località (S. Eleuterio di Ariano Irpino), Compsa, Maluentum, che abitati dagli Hirpini (V-III secolo A.C.), e soggetti alle vicende (ed alle distruzioni) derivanti da successivi eventi bellici (Guerre sannitiche, Guerre Puniche, Guerre annibaliche, Guerra Sociale), vennero sistematicamente riedificati nel medesimo luogo, come confermano i reperti ivi ritrovati, quali mura di cinta, residui di costruzioni, oggetti vari, quali vasi, gioielli, monete, ecc.

Altri siti archeologici famosi, che hanno formato oggetto di studi particolareggiati, sono Carife, Bisaccia, Cairano e Castelbaronia.

Ma tutto il territorio della Provincia di Avellino è ricco di reperti, soprattutto tombe risalenti al periodo V-III secolo A.C. (Altavilla, Avellino, Bagnoli, Candida, Capriglia, Cassano, Cesinali, Cerasuoli di Morra De Sanctis, Compsa (ai piedi dell'abitato abbandonato di Conza della Campania, dove un insediamento hirpino sarebbe sorto su una necropoli arcaica), Forino, Fratuentum (nella cripta della Chiesa di S. Maria Assunta sono presenti numerosi reperti di epoca preromana, come frammenti di vasi in ceramica nera), Manocalzati, Montoro Inferiore e Superiore, Pratola Serra, S. Stefano del Sole, Serino, Trivicum o Trivium (dove la presenza umana è antecedente agli Hirpini, facendosi risalire al II millennio A.C.), e via dicendo.

Tuttavia, l'individuazione di molti altri siti hirpini (irpini), anche di estrema importanza storica ed archeologica, e citati dagli autori antichi, primo fra tutti Tito Livio, è a cagione di quanto detto nella precisazione in altra pagina web, incerta, impossibile o comunque improbabile. E' il caso della mitica Romulea, città degli Hirpini (Irpini) citata da Tito Livio in relazione agli eventi della Terza Guerra Sannitica, identificata da taluni con Carife, altri con CastelBaronia, altri con Bisaccia, dove comunque esisteva una necropoli arcaica su cui sarebbe sorto un successivo insediamento irpino e da altri ancora in un non ben identificato sito nell'Alta valle dell'Ufita. Romulea, secondo quanto raccontò Tito Livio, nel 297 A.C. venne assediata dalle legioni del Console Publio Decio Mure, che oltre ad accaparrarsi un ricco bottino di guerra, uccisero migliaia di combattenti hirpini (irpini), oltre tremila, facendo ben seimila prigionieri.

o stesso Tito Livio scrisse di Aquilonia, dove nel 293 A.C. avvenne lo scontro tra Sanniti e Romani. Ma tale Aquilonia, non è affatto l'attuale Aquilonia, nè Lacedonia, ma Monte Vairano (Molise). Infatti, presso Lacedonia, sorgeva l'antica città hirpina (irpina) di Akudunniad, a poche miglia dal Pons Aufidi (oggi Ponte Santa Venere) e di cui vennero ritrovate diverse testimonianze (es. monete e una pietra levigata con scolpito un guerriero detto impropriamente "sannita".

Tito Livio scrisse anche di Vescellium, un oppidum conquistato dai Romani nel 215 A.C. dai soldati del Pretore Valerio Levino, successivamente alla Battaglia di Canne. Forse, si tratta del sito corrispondente alla località Serra Vescilli (Casalbore), dove vennero ritrovate delle ceramiche ritenute del III secolo A.C.

L'individuazione dei vari insediamenti, oltre a quelli citati, è quindi, allo stato, ancora problematica, data la notevole difficoltà di utilizzare altre fonti storiche, come Plinio Naturalis (Historia), che nel fornire una lista delle popolazioni insedidatesi tra Sannio ed Apulia prima della Municipalizzazione operata dai Romani vincitori, oltre ad indicare popolazioni (e quindi località) identificate o quantomeno ipotizzabili (Aeuclani, Abellinates Protropi, Compsani, Vescellani), fece riferimento ad altre popolazioni il cui riconoscimento è oggi arduo, se non impossibile.

Ecco perchè si è ancora alla ricerca di altri importanti siti storico-letterari, come Ferentinum (a sud del Sannio, forse Lioni) e Sabatia, che avrebbe originato le tre Serino, tanto per fare due nomi.

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