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Svevi - Angioini

Nel 1194, l'Imperatore Enrico VI di Svevia, per reclamare i suoi diritti di successione sul Regno normanno, scese in Italia con l'Imperatrice Costanza, conquistando Napoli.

Il Conte d'Avellino, Ruggiero II dell'Aquila, fedele al Re Guglielmo III, all'arrivo dell'Imperatore si allontanò da Avellino, dove l'Imperatore e la sua consorte si fermarono qualche giorno e visitarono il Santuario di Montevergine. L'imperatore dichiarò Avellino Città della Corona, concedendola in feudo, con tutta la Contea, a Gualtieri di Parigi.

Il Vescovo Ruggiero (1215 - 10 aprile 1242) rifacendosi alla tradizione storiografica esistente, rese ancora maggiore la venerazione per S. Modestino, predisponendo una legenda di S. Modestino e dei compagni martiri, che resta l'unica fonte agiografica della chiesa avellinese.

Successivamente, nel 1308, sotto il Vescovo Francesco, una delegazione di fedeli di S. Modestino capeggiata dal Sindaco di Avellino Giovanni Cantalupo, si recò ad Avignone, ottenendo dal Papa Clemente V il riconoscimento del culto del Santo ed un breve, che concedeva cento giorni d'indulgenza a quelli che: "in nativitatis et cenae ressurrectionis D.N.J.C. ac singulis beatae M.V. matris eius nec non apostolorum et martiris praedictorum festivitatibus ecclesiam devote visitaverint annuatim".

La catena delle famiglie feudatarie, nel frattempo, oltre ai già citati dell'Aquila, vide i Montfort, e sotto gli Angioni, i Del Balzo, che tennero il feudo fino al 1381. Poco prima, nel 1374 il Castello e la città erano stati sottoposti a saccheggio.

Venne poi la volta dei Filangieri. Caterina Filangieri portò il feudo in dote a Gianni Caracciolo, favorito di Giovanna II.

A tal punto, passiamo a parlare della dominazione aragonese.

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