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In Contrada Pesco-Migliano si trovano i ruderi di cisterne romane, oltre che di un convento altomedioevale.
In località Pila ai Piani, vi sono dei ruderi di un'antica villa rustica romana, ritenuti appartenere ai vicini ricchi aeclanesi.
Nell'area sottostante all'ex-Cattedrale, ora Chiesa di S. Maria Assunta, si trovano diversi reperti archeologici di epoca preromana, romana e post-romana. Le immagini e le informazioni relative sono state riportate nelle pagine web dedicate alla chiesa, a cui si rimanda.
Lungo Via San Giovanni si trovano le cisterne romane, un complesso sistema di raccolta, canalizzazione e distribuzione delle acque dalla parte alta del paese fino a valle, vicino al bosco Castelluccio. L'immagine seguente mostra l'ingresso di tali cisterne.
Nonostante Frigento sia citato per la prima volta solo nel 751, il borgo vanta origini molto più remote, tanto che il suo nome viene ricollegato al latino "Frequentum", luogo frequentato in ragione delle sue ottime condizioni ambientali e climatiche, o anche a "Frecentum" o "Afrigentum".
Infatti, se è presumibile che, in epoca preromana, gli Hirpini vivessero nei pressi delle sorgenti frigentine, certa è la presenza romana, attestata da diversi ritrovamenti archeologici nel territorio comunale.
In epoca longobarda, in virtù della sua posizione strategica, Frigento fece parte del Ducato Beneventano, quale sede di un importante presidio militare edificato a seguito della soluzione delle lotte per l'impossessamento del Ducato di Benevento da parte di Re Ludovico II, figlio dell'Imperatore di Germania Lotario. Questi impose ai belligeranti, nell'848, dopo ben quattro anni di discussioni, la scissione del Ducato conteso, con il distacco da questo di quello di Salerno. Il torrente Fredane rappresentò il confine tra i due Ducati, per la cui sorveglianza, Radelchi, Principe di Benevento, fece edificare due fortilizi a S. Angelo a Pesco (nel territorio di Frigento. In dialetto "pescone" o "piscone" = grossa pietra) ed a Rocca San Felice, mentre Siconolfo, Principe di Salerno, ordinò la costruzione dei fortilizi di Monticchio dei Lombardi, Sant'Angelo dei Lombardi, Torella dei Lombardi e Guardia del Lombardi.
Distrutto dai Saraceni nel 926, venne ricostruito e raso al suolo nuovamente da un tremendo terremoto nel 986.
Dietro alll'altare maggiore, su dei marmi alle pareti, sono elencati i vescovi frigentini, che vanno dal primo, il Patrono del paese, S. Marciano, nominato dal Papa Leone I Magno nel V secolo, fino al XV secolo. Successivamente, e fino al 1810 (o 1818) vi fu il vescovato congiunto di Avellino-Frigento.
Al tempo dei Normanni, il borgo divenne feudo dei Gesualdo, fino alla morte dell'ultima discendente, Isabella. Nel XIV secolo il feudo andò ai Filangieri. Nel 1496 Frigento venne espugnata ed incendiata dalla truppe di Ferdinando II d'Aragona. Infine, il borgo andò ai Caracciolo di Avellino.
Il conciso quadro storico relativo a Frigento richiede di citare altre calamità naturali che il borgo ha patito nel corso del tempo: la carestia del 1622 e l'epidemia di peste del 1656, che decimarono la popolazione, che fu ridotta in miseria, ed i terremoti del 1686 e del 1694.
Solo dopo il sisma del 1732 Frigento si fregiò di edifici gentilizi e monumenti, vivendo un nuovo periodo di prosperità.
Frigento diede i natali al filosofo e poeta Marciano De Leo.