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In via preliminare, escludiamo tassativamente l'origine celtica di Moschiano, ipotizzata nel 1886, come pure saremmo portati a negare quella greca, ipotizzata nel Catalogo dei Paesi della Provincia (1943) dal Professor Carlo Rossi, in relazione al rinvenimento di monete greche nel territorio di Moschiano. E' probabile che tali monete si ricolleghino a scambi effettuati con le vicine colonie greche e non alla presenza di un insediamento abitativo. Ad ogni modo, un detto popolare riferisce la presenza in loco di Ercole, che avrebbe fondato il paese.
Il rinvenimento sulla Collina della Carità di frammenti ceramici rappresentò la conferma dell'esistenza di un remoto insediamento umano nell'Età del Ferro (non più tardi dell’VIII secolo A.C.).
Il 30 dicembre 1957, su un'altura presso il Cantaro, ai piedi della Collina della Carità, un contadino, mentre poneva a dimora un albero di nocciolo, scoprì una lastra di tufo, su cui praticò un foro, rinvenendo delle ossa umane. L'analisi della Sovrintendenza dei beni culturali determinò che si trattava di tomba genericamente definita di epoca "sannitica" (III-II secolo A.C ), lunga 1,90 metri, larga 65 centimetri, profonda 80 centimetri. All’interno, vennero ritrovati una patera di bronzo ed un coltello di ferro, conservati al Museo irpino di Avellino.
Altre tombe del III secolo A.C. vennero rinvenute in località Pezze o Carrata o Cerreta, a poche centinaia di metri dagli uliveti del Pistiello.
Una tomba di età imperiale (II-III secolo), venne scoperta in località Croce. Vennero ritrovate delle monete romane e vasellame di terracotta.
Incerti sono gli eventi relativi alla storia successiva di Moschiano. Da sempre, infatti, si è ritenuto che l'originario insediamento sorto sulla Collina della Carità, fosse stato successivamente abbandonato, in epoca non definita, col trasferimento della popolazione a Moschiano.
Il ritrovamento di alcune tombe della Necropoli della Carità, attribuite (ma non in maniera ufficiale) all'Alto Medioevo (V-VI secolo), porterebbe alla contemporanea presenza di due nuclei abitati, quello di Moschiano, a cui si riferisce la già ricordata tomba di Età Imperiale nella località Croce, e quello sulla Collina della Carità, che ancora doveva esistere, se è esatta la datazione alto-medioevale (V-VI secolo) della necropoli ivi rinvenuta. Se tale data è esatta, allora, significa che mentre una parte della popolazione rimase nell'antico insediamento sulla Collina, almeno fino alla data a cui si riferisce la necropoli, altri lo abbandonarono per scendere a valle, dove sorse Moschiano.
Tuttavia, tale nuova ricostruzione è stata criticata, visto che, prescindendo dalla semplicità delle tombe ritrovate, vi è chi dubita dell'esattezza della datazione (V-VI secolo) della necropoli della Carità, data la mancanza di segni cristiani che, invece, si sarebbe dovuto riscontrare, sia per l'ormai avvenuta (all'epoca) affermazione del Cristianesimo, che per la pratica del culto del sepolcro di S. Felice Vescovo (I secolo), in prossimità della Carità.
Ad ogni modo, la presenza del vecchio acquedotto della Fontana induce a ritenere che quest'ultimo rientrasse in un più vasto complesso idrico che riforniva di acqua Nola.
Per quanto manchino i documenti relativi alla data di nascita del vero e proprio borgo, si ritiene che questo si sviluppò in epoca basso-medioevale, subendo le sorti del feudo di Lauro solo per un brevissimo periodo, visto che in virtù della sua popolazione e dello strategico posizionamento, fu invece soggetto ai Del Balzo di Avellino. In altre parole, Moschiano non fu Casale di Lauro, ma fu un feudo di importanza politica pari a Lauro, Pago e Marzano. Infatti, da feudo dei Lauro nel 1156, Moschiano divenne soggetto, dopo il 1277, ai De Bauciis o De Baucio (Del Balzo), come conferma un documento di epoca angioina (1331), richiamato dallo storico Francesco Scandone, da cui risulta il diritto di Hughetto De Baucio, Conte di Avellino, ad esigere i tributi su alcune terre e Casali: "In terra Pabu, inra reddentium, quae fuerunt assignata domini contii Avallini, in casali Taurani, in casali Suprevia, Musclani, ubi de cognomine barones, que (sic) fuerunt assignata domini contii Avellini".
Lo stesso Scandone ricordò che poichè la Contessa Elisenda Del Balzo parteggiò per l'Antipapa, nel 1381, Carlo III d’Angiò la privò della titolarità della Contea di Avellino e quindi anche di Moschiano.
Nel 1352, il feudo andò a Nicola Orsini, Conte di Nola , a cui successero Raimondo, Felice, Orso fino ad arrivare ad Enrico, che avendo parteggiato per la Lega Franco-Veneziana contro Carlo V, venne privato del feudo nel 1527. Nel 1529, il feudo andò alla vedova di Enrico, la Contessa Maria Sanseverino.
Nel 1541, venne la volta dell'acquirente Marchese di Lauro Scipione Pignatelli, il cui stemma di famiglia (tre caraffe) si vede sulla Fontana di Moschiano. Sotto i Pignatelli, Moschiano venne aggregata a Lauro.
Quando le montagne demaniali dello Stato di Lauro vennero suddivise in tre parti, Moschiano divenne "Comune capoterzo", come Quindici e Taurano.
Nel 1632, quando Moschiano aveva circa 1500 abitanti ed era il più grande paese del Vallo di Lauro, il feudo venne acquistato da Scipione Lancellotti, la cui famiglia feudataria, prima col titolo di Marchese e poi quello di Principe (1726), esercitò i diritti feudali fino all'abolizione degli stessi (1806).
Il rapporto con i vicini paesi non fu sempre "tranquillo", visto che nella prima metà del XVII secolo, Moschiano si separò nuovamente da Lauro. Nel 1647, una rivolta dei contadini originata da un'ingiusta divisione di terreni al confine con i Comuni limitrofi, causò la morte di molte persone. Successivamente, Moschiano venne degradata a Casale, divenendo prima villaggio di Lauro (fino all'Unità d'Italia) e poi frazione di Quindici (Fascismo). Con l'unificazione italiana avvenne finalmente la riaggregazione alla Provincia di Principato Ultra (Avellino), sottraendola da quella di Terra di Lavoro (Caserta).
Moschiano patì il fenomeno del brigantaggio, sia durante il periodo francese (1806-1815), durante il quale spadroneggiò il bandito Laurenziello, tanto da originare il detto "Me pari Laurenziello ncampagna", che nel periodo successivo all'Unificazione italiana, a partire dal 1861.
Moschiano diede i natali alla Suora benedettina Angela della Pace (1610-1662), ed al celebre teologo Giuseppe Moschiano (1879-1957).
In merito alla questione etimologica, l'origine del nome del paese sembrerebbe potersi ricollegare alla presenza del muschio nei boschi di Moschiano, che trovandosi in posizione pianeggiante era denominata in latino "Musci plani", cioè Piano del muschio. Tuttavia, quella prospettata è solo un'ipotesi, visto che il nome del paese ha subito diverse alterazioni nel corso dei secoli: infatti, a "Muscano", utilizzato nei secoli XV e XVI, subentrò Moscano nel successivo XVII secolo, durante il quale si ebbe anche l'introduzione di una "h", ottenendo "Moschano", senza determinare alcuna modificazione fonetica., che intervenne nella metà del XVIII secolo, quando comparsa una "i", scomparve la "o", sostituita nuovamente dalla "u", ottenendo "Muschiano", che divenne finalmente "Moschiano" attorno al 1770. Troppo generica e vaga ci sembra l'altra spiegazione, che si rifà ad un non meglio specificato personaggio latino "Musculus", mentre tenendo conto della trasformazione del nome nel corso dei secoli, improbabile ma possibile sembra anche la tesi che fa discendere il nome dal greco "moscos" (vitello).