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Serino è oggi formata da ben ventiquattro frazioni. La causa di tale dispersione dei Serinesi sul territorio sarebbe storica. I Romani, per punire gli abitanti di Sabatia, antica città degli Hirpini, ricordata da Cluverio (Ital., pag. 1199), che avevano parteggiato per Annibale durante la Seconda Guerra Punica, la distrussero. Suoi resti sarebbero gli avanzi ragguardevoli di mura antiche e di due grandi porte marmoree, con altri ruderi sparsi presso le sorgenti del Sabato ed altri avanzi in località Ogliara.
I superstiti si sarebbero divisi, dando origine a diversi villaggi, da cui scaturirono le odierne frazioni di Serino. I Romani sfruttarono le notevoli riserve d'acqua della zona, costruendo l'Acquedotto impropriamente chiamato Claudio, (per quanto già spiegato nella storia di Forino), o semplicemente Acquedotto romano. Infatti, si trattava del "Fons Augusti" o "Fontis Augustei Aquaeductus", il possente acquedotto che tramite una galleria di sei chilometri sottopassa Contrada e la collina di Bufoni, che venne attribuito erroneamente dal Pontano all'Imperatore romano Claudio e che venne "rimesso in sesto" dall'Imperatore Costantino (317-326).
Tale acquedotto, lungo all'incirca 80 chilometri, di strategica importanza per l'approvvigionamento delle navi della flotta romana, tramite opere di canalizzazione, iniziava a Serino e forniva acqua a Neapolis. Come risulta da un'iscrizione, beneficiarie erano anche Nola, Acerrae, Puteoli, Baiae, Cumae e Misenum. L'acqua in eccedenza veniva stivata in un amplissimo serbatoio detto "Piscina Mirabile", a cui attingeva la la Flotta Imperiale.
Nel Medioevo, i Longobardi eressero un fortilizio in località Ogliara, detto "Civita", le cui prime notizie risalgono al IX secolo, quando rientrava nel Principato di Salerno.
Successivamente, in epoca normanna, prese il nome di "Castrum Serini", secondo alcuni, verosimilmente, in quanto situato in località o "luogo sereno", secondo altri, in relazione a un Serinus, probabilmente il proprietario di un fondo.
Tra i suoi feudatari ricordiamo i Balbano (o Balvano), i Saraceno, i de Tivilla.
Gli Angioini concessero la Signoria della Contea di Serino ai Della Marra. Nel 1469, il feudo passò a Ludovico della Tolfa e, da tale famiglia feudataria, una donna lo portò in dote a Marino Caracciolo, principe di Santo Buono.
I Caracciolo, Principi di Avellino, furono feudatari di Serino fino all'abolizione della feudalità (1806).
La frazione Canale di Serino diede i natali al noto pittore del XVII secolo Francesco Solimena.
Nell'immagine, relativa al portale d'ingresso della Chiesa di S. Lorenzo, si notano due lapidi. Quella sulla sinistra si riferisce proprio al citato Francesco:
"NACQUE IN QUESTO BORGO
FRANCESCO SOLIMENA
CHE
UOMINI E STATI SI CONTESERO
E LA POSTERITA' RICONOSCE
PRINCIPE DELL'ARTE
NELLE TELE INNUMEREVOLI
RITROVANTI
FRA I MITI IL REALE LA FEDE
L'UNITA' DELLA NATURA E DELLO SPIRITO
IL TRANSITO DALLE SCUOLE ALLA VITA
(CANALE DI SERINO 1657 - BARRA 1747)
CELEBRAZIONI CAMPANE
7 OTTOBRE 1936 - XIV E.F".
La lapide sulla sinistra, si riferisce al padre di Francesco Solimena, Angelo:
"INSIGNE PITTORE
PADRE DI FRANCESCO
NACQUE IN QUESTO BORGO IL 17 NOVEMBRE 1629
MORI' A NOCERA IL 18 FEBBRAIO 1706
LE SUE NUMEROSE OPERE
ESPRIMONO
LA TENSIONE DELL'UMANITA' VERSO IL DIVINO
I SERINESI
MEMORI
POSERO QUESTA LAPIDE
SERINO
1996.
Serino diede anche i natali ai patrioti dei Moti carbonari del 1820, Carmine Antonio lannelli, Baldassarre Tedeschi, Donato Lanzillo e Sabato Porreca.