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Remota è la frequentazione umana del territorio di Teora, come attestato dal rinvenimento di reperti archeologici dell'Età del ferro, da tombe "a fossa" della Cultura di Cairano-Oliveto (VIII-VI secolo A.C.). Le caratteristiche dei reperti rinvenuti nelle tombe ha fatto ipotizzare un legame con popolazioni illiriche, che si sarebbero mescolate con le popolazioni preesistenti nelle Valli dell'Ofanto e del Sele, che raggiunsero tramite la Sella di Conza.
Il primitivo insediamento pre-hirpino doveva ospitare gli Opici (o Ausoni), che Greci e Romani chiamavano Osci o Oschi. Tale insediamento venne realizzato in un'area pianeggiante, a valle, in prossimità di una sorgente, nel sito detto "Teora Vecchia", non distante dall'area designata "Pisciricolo", dove funzionava un lavatoio pubblico, noto come "Fontana della Pescara", a cui i Teoresi attinsero acqua prima della realizzazione delle condotte pubbliche per l'acqua corrente casalinga.
Gli Hirpini ebbero ragione della blanda resistenza degli Opici o Ausoni, occupandone i villaggi. L'insediamento hirpino fece parte della possente struttura difensiva dell'hirpina Compsa, che combattè i Romani fino al 273 A.C., quando ne divenne colonia. I reperti mostrano che l'insediamento si estese, lentamente, in direzione Nord-Est, verso l'alto, ovviamente, per ragioni difensive. Gli Hirpini di Teora presero anche parte alla Guerra Sociale (91 A.C.).
Ignota è la storia di Teora a partire dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, anche se non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che il paese irpino seguì le sorti di Compsa (Conza della Campania).
Nel Medioevo, precisamente durante la dominazione normanna, l'espansione verso l'alto portò alla formazione, del borgo medioevale, che si andò aggregando, inizialmente attorno al Castello e, successivamente, attorno alla Chiesa Madre di S. Nicola di Mira o Cattedrale.
Nel 1076 il normanno Roberto il Guiscardo conquistò Conza, prendendo possesso di tutti i beni a tale feudo afferenti, tra cui sicuramente anche Teora. Dal Catalogo dei Baroni, predisposto in epoca normanna verso la metà del XII secolo, si ha notizia di un tale Bartolomeus de Tegano (cioè Teora), subfeudatario di Filippo da Balvano.
Tra i diversi dati ritraibili dai Registri della Cancelleria Angioina, stralciamo quello relativo alla restituzione, nel 1269, a Riccardo, figlio di Ruggero de Camera, del Castello di Teora, tenuto da Francesco de Hermeterio al tempo del Principe Manfredi. Tre anni dopo, sempre tali Registri informano della tassazione di Teora per 12 fuochi (famiglie) non dichiarati. Nel 1332, Robertò d'Angiò intimò al Signore di Teora, ma non anche di Conza, Filippo di astenersi dall'impedire lo "jus pascui" agli abitanti di Santomenna (ora in Lucania) e Sant'Andrea. La data citata indica approssimativamente il momento dell'affrancamento di Teora da Conza, salvo limitati periodi di tempo successivi.
Nel 1376, Giacomo Arcuccio, che aveva ottenuto dalla Regina Giovanna I la quarta parte del Feudo di Teora, comprò anche il Castello. Al citato Arcuccio, privato dei suoi beni, che riacquisì per perderli nuovamente, successe il figlio Francesco nel 1398, seguito dai salernitani Guindazo, fino al 1414, quando venne la volta dei Gesualdo. Roberto Gesualdo, infatti, ottenne il feudo dal Re Ladislao. Gli successe, nel 1416, il figlio Antonello, che ricevette dalla Regina Giovanna II entrambi i Feudi di Conza e Teora.
Venne, poi, il turno di Luigi III Gesualdo, che perse il feudo nel 1494, riacquisendolo nel 1496, per perderlo nuovamente a favore di Consalvo Fernandez de Cordoba, stretto collaboratore del Re Ferdinando. Luigi III Gesualdo riottenne il feudo nel 1506, subentrandogli il figlio Fabrizio I, Signore di Conza e Teora. Per oltre un secolo, il feudo fu tenuto, salvo limitati periodi, dai Gesualdo, fino a quando, nel 1636, Nicolò Ludovisi (o Ludovisio) riscattò il feudo per 4200 ducati. Suo figlio Gian Battista, per problemi finanziari, cedette il feudo di Teora nel 1676 alla famiglia Mirelli, dal 15 aprile 1696, Principi di Teora, fino all'abolizione dei diritti feudali (1806).
L'espansione urbana che ha caratterizzato Teora va ricostruita partendo dalla Piazza San Pietro, che traeva il nome da una Cappelletta dedicata al Santo (abbattuta nel 1963) e che costituiva il cuore della Teora, caratterizzata da palazzine con bei portali in pietra. L'estensione verso l'alto del paese, spostò il centro di gravità di Teora verso la piccola piazza dominata dalla Chiesa di S. Maria delle Grazie - Congrega del Pio Monte dei Morti, fino al 1826, quando venne realizzata la nuova Piazza XX Settembre, nel sito panoramico detto "Piano", da cui nell'agosto del 1936, il Re Vittorio Emanuele III ed il Maresciallo Pietro Badoglio, assistettero alle "Grandi Manovre" dell'Esercito italiano (l'anno precedente, nel 1935, presso la "Casa del Fascio", Casa Caprio, si fermò solo qualche ora il Principe ereditario Umberto II). Il terremoto del 23 novembre 1980, fu all'origine dell'ulteriore spostamento del fulcro di Teora, verso la periferia del paese (Tarantino), verso la Chiesa Madre di S. Nicola di Mira.
A riguardo è bene ricordare che la storia di Teora è stata letteralmente funestata da apocalittici terremoti, che distrussero ripetutamente il paese, di cui i più disastrosi furono quelli del 1694 (400 morti), 1732 e 1980 (157 morti). A seguito dell'ultimo drammatico sisma indicato, con la ricostruzione post-terremoto, Teora si è estesa verso oriente ed occidente, modificando l'assetto urbanistico medioevale che, nonostante gli interventi ricostruttivi e restaurativi effettuati nel corso dei secoli a seguito dei terremoti, non aveva subito modifiche sostanziali. L'immagine si riferisce ad un prefabbricato usato nel post-terremoto per ospitare gli sfollati.
Teora diede i natali allo scrittore Giovanni Maria Matteo Loisi, all'Arcivescovo di Belcastro Rocco Castellano, al magistrato Lorenzo Stefanelli ed all'avvocato Giulio Cesare Sibilia (XVIII secolo), all'autore del "Vocabolarietto dei vari dialetti irpini" Salvatore Nittoli (XIX secolo).
In merito alla questione etimologica, notevolmente incerta è l'origine del nome del paese. Diversi studiosi ritennero che la prima citazione del paese risalisse al 1098, in una Bolla di Urbano II indirizzata al Vescovo di Salerno, in cui Teora sarebbe stata elencata tra i possedimenti appartenenti all'Arcidiocesi di Conza. Tuttavia, il documento non è rintracciabile. Pertanto, "Castrum Tugurium Biarum", usata nel 1200 nel Privilegio che Papa Innocenzo III concesse all'Arcivescovo di Conza Pantaleone, è la prima denominazione di cui si abbia conferma storica. Ad essa seguirono, "Tigora" e "Tigorium" verso la metà del XIII secolo, "Tegora" nel 1269 e nel 1580, "Teora" in un manoscritto del Castellano del 1691 e "Tehora" in una stampa del Pacichelli del 1703. Se questa è la successione storica che ha condotto all'attuale nome, la ricerca della sua origine si è dimostrata ardua, tante sono le ipotesi avanzate. Alquanto lontana dal vero ci sembra la tesi che ricollega il nome del paese a "Thurio", citata in "De bello civili" di Cesare, che, nel Medioevo, sarebbe divenuto "Tugurium". E' alquanto improbabile che nel corso del tempo, sia intervenuta l'aggiunta di "gu", mentre sarebbe stata assai più ragionevole una qualche forma di menomazione del nome.
Da rigettare è anche la tesi secondo cui il nome andrebbe ricollegato al vocabolo latino "taurus" (toro) o a "taurinus". Infatti, il toro è l'animale-guida dei Sanniti, essendo il lupo (hirpus) quello degli Hirpini. Non a caso, A. Castellano, nel manoscritto "Cronaca Conzana", scrisse che "Questa terra fu edificata in tempi di Sanniti, cioè Hirpini ...". Nè d'altronde, sembra storicamente sussista uno stretto vincolo col bovino, sia pur oggetto di allevamento in loco sin da epoche remote e nonostante che appaia sullo stemma comunale, di cui quello sulla sinistra si trova sulla Fontana del Piano e quello di destra presso il Municipio). Con molta probabilità l'originaria denominazione di "Tugurium", vocabolo latino o anche "Tegurium" che designa una capanna (plurale tuguria o teguria), discende storicamente dalle capanne in pietra e paglia realizzate dagli Hirpini durante le guerre contro i Romani. La trasformazione della voce plurale nel corso dei secoli verso l'attuale denominazione di Teora è verosimile.
Chi volesse approfondire la storia di Teora può leggere l'ottimo libricino "Teora nei documenti e nei monumenti", scritto da Filomena Donatiello e pubblicato da IRB Redi Editore. Durante la nostra visita a Teora, ci è stato detto che dovrebbe esistere un antico e completo libro sulla storia di Teora, di cui allo stato non siamo in grado di fornirvi gli estremi. Ma stiamo indagando!