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Storia

Ruderi del Castello di Avellino Assai controversa è l'origine del Castello di Avellino, che come avete letto, alcuni colloca già il VI ed il VII secolo, altri alla fine del IX secolo, altri ancora nel X secolo. Tuttavia, come leggerete nelle pagine specifiche, in realtà, si tratta di uno pseudo-problema, visto che recenti scoperte sembrano confermare l'impostazione di Francesco Scandone, quella dell'esistenza di una struttura difensiva del tipo torre che sarebbe stata potenziata in epoca longobarda. Il vero problema, a questo collegato, è definire la fine di Abellinum.

L'Antipapa Anacleto II, il 27 settembre 1130, nella Cattedrale di Avellino, consegnò a Ruggiero II il Normanno la Bolla per l'investitura del Regno di Sicilia e del Ducato di Puglia. incoronò Ruggiero Re di Sicilia e Puglia. Successivamente, Papa Innocenzo II e l'Imperatore Lotario si fermarono un mese nel Castello per privare Ruggiero del Ducato di Puglia ed investirne Rainulfo, Conte di Avellino. Ciò indusse Ruggiero a muovere le sue truppe verso il Castello, che venne messo "a ferro e fuoco", nel 1137, e ridotto ad un ammasso di ruderi.

Il Castello venne rifatto nel XV secolo, su ordine di Alfonso I d'Aragona.

Col passare dei secoli, il Castello vide mutare la sua destinazione d'uso, da mera struttura difensiva, quale era la configurazione originaria, a centro di esercizio del potere, luogo di cultura e residenza signorile. Dopo i feudatari Filangieri, che lo usarono come maniero, la struttura venne impreziosita prima dalla colta Contessa Maria de Cardona e poi dai Principi Caracciolo. Sotto tali feudatari, precisamente al tempo di Camillo Caracciolo, il Castello venne mutato del tutto in residenza gentilizia.

Illustre furono le frequentazioni di cui il Castello potette fregiarsi, oltre alle già citate in precedenza, di cui ricordiamo Carlo Martello, l'Imperatore Enrico IV, Monarchi Angioini ed Aragonesi, il Duca Francesco d'Este (marito in seconde nozze della Contessa Maria de Cardona), il Poeta Bernardo Tasso ed i Letterati Giambattista Basile e Maiolino Bisaccioni.

Il periodo di splendore passò e la struttura decadde. Tale fu il degrado, che per volere della moglie del feudatario Marino III Caracciolo, Antonia Spinola, il malandato Castello venne abbandonato, in quanto non più degno di accogliere una delle famiglie più importanti del Reame napoletano. Tale decisione, e la costruzione conseguente del Palazzo Caracciolo, spostarono il baricentro cittadino, determinando la progressiva marginalizzazione dell'antico borgo medioevale, il nucleo originario di Avellino.

Il terremoto del 23 novembre 1980 non arrecò grossi danni alla struttura, semplicemente perchè era già ridotta allo stato di rudere, anche se le mura perimetrali restavano in piedi ed ispezioni nella parte superiore del Castello lasciavano intravedere buca da cui era possibile scendere all'interno, area sicuramente esplorata nel corso dei secoli dai "tombaroli", che sicuramente fecero incetta dei residui reperti.

Successivamente, la struttura subì una prima forma di limitato restauro ricostruttivo, che venne interrotta, ben presto, presumibilmente a causa dell'esaurimento dei fondi disponibili. Attualmente, è in corso di svolgimento un profondo lavoro di restauro ricostruttivo e recupero, sembra grazie all'utilizzo di fondi comunitari, che dovrebbe consentire di restituire al Castello la sua configurazione completa.

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