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Nei pressi del Castello, non visibile da questo, in quanto nascosta da edifici di nuova costruzione, si trova la Chiesa di San Nicola dei Greci, o meglio i suoi malandati ruderi. Infatti, la struttura residua consta praticamente della sola facciata e di porzioni di muro perimetrale. Inoltre, i limitrofi edifici riedificati dopo il terremoto del 1981 "soffocano" quanto rimane in piedi, che è solo parte del tutto originario, visto che nel corso dei secoli, gli edifici circostanti hanno preso il posto dello spazio originariamente occupato dalla Chiesa. Tali ruderi si raggiungono o salendo la scalinata situata lungo il Corso Umberto I che fiancheggia il Castello o portandosi a tergo del Palazzo De Conciliis, noto come Palazzo della Cultura "Victor Hugo".
Notizie esatte in merito all’esatta data di edificazione della Chiesa, per quanto ci consta, non ne esistono. Si sa che l’edificio religioso venne eretto a Rampa Tofara durante l’ennesima occupazione bizantina (di breve durata) da parte dei militi diretti dal patrizio Eugenio, durante l’assedio di Capua che resisteva strenuamente. Parliamo di ennesima occupazione, visto che, come già spiegato, già nel 536, al tempo della prima spedizione di Belisario, i Bizantini erano probabilmente padroni di Abellinum. A quel tempo, la Guerra bizantino-gotica fu molto aspra e lo storico Procopius, uno storico bizantino che narrò la guerra contro i Goti nel suo "Bellum gothicum", scrisse che il Re goto Totila, per impedirne l'uso da parte dei Bizantini, lasciò nella penisola due sole città fortificate, Napoli e Cuma, con pochi castelli senza importanza, per cui, è lecito dedurre l'abbattimento delle mura e delle torri di Abellinum: nel 542, si verificò sicuramente una prima fuga di Abellinates verso Selectianum, divenuta poi la "Collina della Terra", ai cui piedi sorgono il Castello e la Chiesa di San Nicola di Greci, il cui secolo di edificazione è senz’altro il X, la data stimata all’incirca l’anno 969. Tale data deriva dalla seguente ricostruzione storica. I Bizantini, venuti ancora ripetutamente sul suolo italico ed in Irpinia nel corso dei secoli, nell’876 raggiunsero le coste della Calabria ufficialmente per sconfiggere i Saraceni, in realtà per conquistare il Sud. Senza ripetere tutta la storia della lotta che si scatenò anche contro i Longobardi del Principato di Benevento, basti ricordare che per oltre un secolo vi fu un avvicendarsi di scontri tra i Bizantini e Saraceni da un lato e Longobardi dall’altro. Per brevità, saltando gli eventi e giungendo a quelli che ci interessano ai fini del presente articolo, nel 961, il longobardo Pandolfo, detto Capo-di-Ferro, ottenne la protezione dell’Imperatore Ottone I, che mirava a ricreare il Sacro Romano Impero. Sei anni dopo, nel 967, Ottone I raggiunse Capo-di-Ferro e fu suo ospite a Benevento: in tale sede, negoziò la sottomissione dei Bizantini da realizzarsi colla celebrazione del matrimonio di suo figlio Ottone II con la principessa bizantina Teofane. Non si addivenne ad alcuna decisione in merito. L’anno seguente, l’Imperatore mosse nuovamente alla volta dell’Italia meridionale con il suo esercito e nel 968, le truppe imperiali capitanate proprio da Capo-di-Ferro sconfissero i militi bizantini. Tuttavia, l’Imperatore Ottone I fu costretto a rientrare in patria e Capo-di-Ferro, impegnato nel frattempo nell’assedio di Bovino, fu sconfitto e catturato.
Proprio tale evento è in diretta connessione con l’edificazione della Chiesa di San Nicola dei Greci di Avellino: i vincitori Bizantini, seguendo il corsi dei fiumi Ofanto, Calore e Sabato, giunsero ad Avellino e misero Capua sotto assedio, come detto all’inizio. In tale arco di tempo, si fa rientrare l’edificazione della Chiesa bizantina. L’Imperatore Ottone I, nel 970, fece ritorno in Italia con un poderoso esercito che ebbe la meglio sui Bizantini, che in difficoltà, permisero il matrimonio in precedenza osteggiato tra Ottone II e la principessa bizantina Teofanie e rilasciarono Capo-di-Ferro, il quale, pose fine alle lotte intestine tra Longobardi, nel 974, entrando armi in pugno a Salerno, riunificando i Longobardi di Salerno e Benevento. La Chiesa di San Nicola dei Greci, pure dopo la riconquista longobarda, continuò ad essere frequentata dalla consistente comunità bizantina residua.
Per concludere, due ultime notazioni: nel corso del tempo, gli Avellinesi presero a chiamare la Chiesa "San Nicolillo"; erroneamente, l’edificio religioso in questione, venne confuso con l’Abbazia di San Benedetto, ubicata, invece, dall’altro lato della "Collina della Terra".