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Storia

La frequentazione del territorio comunale di Andretta è remota, anzi remotissima e riccamente documentata da un punto di vista archeologico, con reperti distribuiti tra tutte le varie Contrade che costituiscono il territorio comunale.

La traccia più antica che si conosca risale al sito Paleolitico di Pero Spaccone, dove durante degli scavi in una grotta, nella zona atriale, venne individuata, sul suolo, una grande chiazza d'ocra ritenuta risalente al periodo 32000-31000 A.C.

Al Paleolitico inferiore risalirebbe un ciottolo, i cui intacchi consecutivi che vennero ricavati su entrambe le facce, permisero la realizzazione di un utensile tagliente (tecnicamente si parla di "chopping tool"). Un ulteriore intacco, in corrispondenza del pollice della mano destra, serviva per meglio agevolare la presa.

Al Neolitico antico (6000-4000 A.C.) si fanno risalire un labbro di vaso a forma aperta (scodellone) decorato a serpentelli (con cannuccia) ritrovato a Bosco S. Giovanni-Vallescura ed un labbro di scodellone decorato a tacche, rinvenuto nei pressi della Fontana di Cervino.

La straordinaria ricchezza di reperti preistorici e storici nel sottosuolo di Andretta venne ben delineata in una rivista annuale locale, "L'Eco di Andretta", che così ascrisse l'origine dei vari reperti e siti alle varie Contrade andrettesi: Cervino (Paleolitico, Neolitico, Sanniti, Romani); Piani della Guiva (Paleolitico, Romani), Pero Spaccone (Paleolitico, Romani, Arenara-Pisciolo (Paleolitico, Romani, Bosco S. Giovanni (Sanniti, Romani, Vallescura (Neolitico, Romani), Bosco S. Giovanni-Difesa-Toppa Schiavi (Paleolitico, Neolitico, Sanniti, Romani), Airola-Pioppi (Età del Bronzo, Romani), Andretta abitato (Romani, Alto-Medioevo). Per precisione, occorre notare che "Sanniti" vanno intesi come Hirpini, come ben spigato nelle pagine relative alla storia dei nostri progenitori.

La presenza umana sistematica e più consistente si fa risalire all'Età del Bronzo finale (I millennio A.C.), come testimoniato dai reperti archeologici rinvenuti in località Cervino. Nella stessa località si insediarono prima gli Hirpini (IV secolo A.C.) e poi i Romani. Di epoca tardo-romana, sono una villa rustica rinvenuta in località Bosco S. Giovanni ed alcuni reperti archeologici databili II-IV secolo D.C. ritrovati nella Contrada Toppa Schiavi.

Alcuni profughi della guerra di Compsa (555 D.C.), si rifugiarono nella Contrada Torricella, eleggendo a dimora delle caverne scavate nella roccia a ridosso del Monte S. Giovanni. Tali cavità sono dette "Li Urtuni". Purtroppo, la loro paternità non è stata individuata; secondo alcuni, le grotte sarebbero state realizzate dai dei pastori ed utilizzate durante la transumanza, secondo altri, avrebbero origini assai remote, in quanto ascrivibili a cavernicoli dell'Età del Bronzo.

All'abbondanza di materiale preistorico e quasi-storico (e di conseguenti informazioni da essi ritraibili, sia pur con margini di incertezza), fa riscontro, per il periodo successivo alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, una sorta di "buio" circa la storia dell'antica "Andreikta", visto che non vi sono dati certi sul periodo di edificazione del borgo medioevale, che avvolse un castrum, tardo-longobardo o normanno, afferente alla potente Compsa.

Con molta probabilità, però, la nascita del borgo di Andretta va ricollegata alla disgregazione dello Stato Normanno, quando questo divenne un feudo distinto dai suoi castelli e casali.

Il feudo di Andretta venne menzionato per la prima volta in un documento del 1124, in riferimento al feudatario normanno Roberto di Folleville, soggetto ai Balvano di Conza. Il documento si riferiva ad una controversia tra Ursone, l'Abate di S. Maria in Elce, e Angulfo, Signore di Bisaccia, e suo figlio Guglielmo. Deceduto il feudatario Roberto, il feudo andò a Galleramo (o Aleramo) che convolò a nozze con Galiena, che gli diede tre figli, Fromondo, Tommaso e Roberto, il primo dei quali succederà al padre. Un Diploma del 1149, redatto durante il regno di Ruggero il Normanno, confermò i diritti ed i possedimenti di S. Maria in Elce, indicando, tra l'altro, alcune Chiese dette ubicate nei pressi di ANdretta (S. Pietro, S. Potito e S. Giovanni).

Durante il regno di Guglielmo il Buono, il Pontefice Luciano III garantì la sua protezione su diversi beni, tra cui la Chiesa di S. Maria di Andretta.

Nel 1213, risultava essere feudatario un certo Roberto.

L'8 maggio 1268, parte di Andretta, unitamente a Pescopagano, venne attribuita a Rinaldo de Poncelli. Il seguente 5 giugno, alcuni beni appartenenti a Landolfo e Matteo di Andretta, seguaci di Corradino, per volere del Re Carlo I, andarono a Giovanni Gagliardi (o Gagliardo). Tra i beni citati risultava Sant'Angelo, unitamente ad Andretta, allora Casale di Sant'Angelo.

Probabilmente per meriti sul campo di guerra, dal 1272 al 1273, Andretta venne concessa al milite Sansone De Osta.

Nel 1280, Giovanotto de Poncelli, figlio di Rinaldo, rientrò nel possesso di alcuni beni afferenti al padre, che erano stati confiscati per debiti. Ad Enrico di Aprano, nel 1330 subentrò la figlia Letizia, che nel 1322, fu citata quale debitrice per il relevio delle terre di Andretta, valutate 20 once.

Successivamente, venne la volta dei feudatari francesi Gianvilla (o Janvilla). Morto Goffredo, figlio di Giovanni, per donazione, il feudo giunse a Guglielmo D'Anleto.

Venne la volta degli Zurlo, privati del feudo, nel 1426 dalla Regina Giovanna, che andò, per atto del Notar Ferillo, del 1 dicembre 1426, per la somma di 10000 ducati, unitamente a S. Angelo dei Lombardi e Lioni, a Sergianni Caracciolo. Tuttavia, la Regina separò alcuni beni di Andretta, attribuendoli a Giacomo Piscicelli, i cui due figli Giovanni e Francesco, si spartirono Andretta, in modo che ad uno spettava la porzione "dal Castello a basso, verso la Chiesa Maggiore", all'altro, "dal Castello ad Alto, verso la Nunziata", secondo quanto risulta dalla Cronica conzana.

Il 10 dicembre 1427, i feudi di Giovanni o Sergianni Caracciolo andarono al fratello Marino, il cui nipote, Leonardo I, figlio di Sergianni II e di Caterina del Balzo, nel 1483, prima comprò metà del feudo di Andretta da Antonio Piscicelli, poi, nel 1484, ne acquisì la restante parte da Bernardo, cugino di Antonio, riunificando nuovamente il feudo. Venne la volta di Giacomo, di Leonardo, di Giovanni Giacomo, di Carlo, a cui subentrò la figlia Caterina Caracciolo, coniugata con Ettore Pignatelli, la cui figlia Anna sposò Francesco Maria Carafa. Nel 1622, defunta Caterina, le successe il nipote Francesco Maria, figlio di Anna Pignatelli e Francesco Maria Carafa, che nel 1637, in un sol colpo, si sbarazzò di S. Angelo, Andretta, Lioni, Nusco, Carbonara (attuale Aquilonia), vendendoli a Landolfo d'Aquino, alla cui scomparsa, successe il figlio Luise. Tuttavia, l'acquisto effettuato da Landolfo d'Aquino prevedeva delle garanzie ipotecarie ed altri impegni a favore di Giovanni Vincenzo Imperiale. Ciò fu all'origine della disputa ultraventennale tra i suoi eredi, Francesco Maria e Giovanni Battista, che si concluse con l'attribuzione di tutto il patrimonio a Francesco Maria, tenuto a pagare ben 72518 ducati. Infine, feudatario divenne Francesco Maria II, poi, nel 1734, Giulio, poi Placido ed in ultima istanza, Giulio, Signore di Andretta fino all'abolizione dei diritti feudali (1806).

Il cartello che ricorda il gemellaggio di Andretta, a partire dal 1996, con la città di Ramapo nello Stato di New York Gli Andrettesi parteciparono sia alle Congiure giacobine del 1799, che ai Moti risorgimentali del 1820, finendo per sacrificare la loro vita ai principi di libertà ed alla sete di giustizia ed eguaglianza.

Andretta diede i natali, nel 1813, al sacerdote, incarcerato dai Borboni e deputato nel 1861 del Primo Parlamento italiano Antonio Miele (1813-1863), al Ministro del governo Giolitti durante il Regno dei Sabaudo, Francesco Tedesco (1853-1921).

Dal 1996, Andretta è gemellata, con la città di Ramapo dello Stato di New York (USA), come mostra il cartello a cui si riferisce l'ultima fotografia.

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