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Nel XII secolo, l'assenza delle furibonde guerre dei secoli precedenti e la ristrutturazione amministrativa operata dai Normanni, favorirono l'inizio di un periodo di rinascita dei traffici e di crescita demografica, di messa a colture di terre, di riedificazione militare (castelli), civile (palazzi) ed abitativa (nuove tecniche edilizie). In tale contesto, si inserisce il rifiorire dell'edilizia sacra, che si potè giovare di abili progettisti e valenti scalpellini, che originò la Cattedrale di Avellino, la cui progettazione dovette subire l'influenza del disegno delle basiliche paleocristiane laziali e campane. L'edificazione venne effettuata nel XII secolo, secondo le proporzioni monumentali attuali, con ampio impiego di materiale romano riutilizzato, proveniente dai vari siti dove venivano ritrovate colonne o di grossi blocchi. La facciata era orientata ad est, come era consuetudine per le vecchie chiese, e quindi, si presentava nella direzione del Castello, si affacciava sulla Piazza Maggiore, che rappresentò il cuore pulsante del nucleo originario di Avellino, nei cui pressi si trovava Porta Maggiore.
Venne la volta del Vescovo Giovanni I (1114-1126), sotto cui, verso il 1124, si ebbe la fondazione del Santuario di Montevergine da parte di S. Guglielmo da Vercelli, che richiese ufficialmente al citato Vescovo l'esenzione totale del Monastero dalla giurisdizione dei Vescovi di Avellino, con l'impegno che ogni anno, come riconoscimento del trattamento di favore goduto, i Monaci verginiani avrebbero offerto una libbra di cera all'Episcopio. Tale beneficio venne concesso nel maggio 1126, costituendo l'Abbazia "nullius dioecesis".
Il 27 settembre 1130, nella Cattedrale di Avellino, l'antipapa Anacleto consegnò a Ruggiero II il Normanno la Bolla per l'investitura del Regno di Sicilia e del Ducato di Puglia.
Il Vescovo Roberto (1131-1133) confermò all'Abbazia di Montevergine l'esenzione concessa dal suo predecessore. Con l'intensificazione dei traffici con la Puglia e la crescita della popolazione, il Vescovo Roberto fece iniziare i lavori di ampliamento della Cattedrale.
Il 2 agosto 1137, il Papa Innocenzo II e l'Imperatore Lotario concessero l'investitura del Regno di Sicilia e del Ducato di Puglia a Rainulfo d'Alife. Ciò originò le cruente lotte di cui abbiamo detto nella storia del Duomo e nella storia del Castello, che portarono alla devastazione del Castello da parte delle milizie di Ruggiero II il Normanno.
Durante il Vescovato di Vigilanzio vennero ripresi i lavori della Cattedrale. Una pergamena dell'Archivio dell'Abbazia di Cava del luglio 1145 ratifica la permuta di terreno in contrada S. Oronzio con una casa sita in Avellino. Il Vescovo, col consenso del capitolo rappresentato dal primicerio Maragdo, ottenne non solo la casa, ma anche venti tarì salernitani da utilizzarsi "in fabrica noba de predicto episcopio".
Nel 1160, le truppe della Contessa Fenicia dell'Aquila difesero la città contro quelle di Guglielmo il Malo.
Venne il tempo del Vescovo Guglielmo (1166-1207), che fece completare i lavori della Cattedrale in stile romanico-pugliese. Nel 1166, il Vescovo fece inserire nella lunetta della porta maggiore l'iscrizione che si ritrova attualmente sulla facciata:
"VOS QUI TRANSITIS, QUI CRIMINA FLERE VENITIS
PER ME TRANSITE QUONIAM SUM IANUA VITAE
LIMITE NON ARCTO W. PRESULE FACTO
LUSSIT ID AMBIRE SIC CRIMINA CUNCTA PUNIRE.
VIRGO MARIA TIBI FACIT HOC SPLENDESCERE LIMEN
PRESUL ROBERT, CUI TU DESTRUE CRIMEN".
Stando alla Tradizione,il 10 giugno 1166, nel pagus Urbinianum (oggi Valle), mentre si stava recuperando una colonna per la "fabbrica noba" (cioè la costruzione) dell'Episcopium (Cattedrale) di Sancta Maria, alla presenza del Vescovo Guglielmo, si rinvennero i resti di S. Modestino, poi traslati nella Cattedrale, come risultava da un'epigrafe sull'antico portale, poi rimosso.
Passiamo così al periodo successivo, che vide la presenza di Svevi ed Angioini.